PIREICO (Πειραιικός, Piraeicus)
Pittore, il cui nome non pare si debba altrimenti scrivere o dare, nonostante qualche variante e discussione. Specialista nel ritrarre ambienti di genere e natura morta, acquistò grandissima fama per i suoi studî di botteghe tipiche, come quelle del calzolaio e del barbiere, e per avere dipinto pesci in piatto, asinelli e simili. Fu per questo chiamato "riparografo" (ἑυπαρός "sordido" e γράϕω "dipingo") cioè pittore di miseri, insignificanti soggetti, e le sue opere furono di tale raffinato senso di diletto, che andarono per la maggiore e furono comprate più che le composizioni auliche di molti altri pittori. A questo che ci dice Plinio (Nat. Hist., XXXV, 112), Properzio (III, 9, 12) dà suggello, riconoscendo a P. il buon diritto di reclamare un suo posto nella piccola arte, insomma nella pittura di genere dov'egli fu nuovo e grande. È stato dai moderni paragonato a certi pittori olandesi. Dovette essere descrittivo e vivace, come i poeti a lui contemporanei lo furono negl'idillî e nei mimi. Non si sa il tempo in cui visse, ma giustamente è ascritto all'epoca ellenistica per il genere stesso della sua arte.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, Lipsia 1868, p. 367, n. 1963; W. Helbig, Camp. Wandmal., Lipsia 1893, passim; H. Brunn, Gesch. d. griech. Künstl., II, 2ª ed., Stoccarda 1889, p. 174, par. 259-60; E. Pfuhl, Maler. u. Zeichn. d. Griechen, II, Monaco 1923, pp. 808, 811-812; V. L., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932, p. 351.