Pireneo
Re della Tracia, noto per la sua crudeltà; occupò Daulide, città della Focide.
Narra Ovidio (Met. V 273-293) che le Muse, mentre si avviavano verso il Parnaso durante un temporale, furono invitate da P. a ripararsi nella sua casa. Cessata la procella, le dee vollero riprendere il cammino, ma P., chiuse le porte, si apprestava a usare loro violenza; esse però gli sfuggirono mettendo le penne e volando via. Lo sciagurato, per inseguirle, precipitò giù fracassandosi le ossa del capo e tingendo del suo sangue sacrilego la terra.
D., che aveva letto la favola ovidiana, ne fa menzione in Eg IV 65-66 Mopsus amore pari mecum connexus ob illas / quae male gliscentem timidae fugere Pyreneum. Egli condensa in un solo esametro tutto l'episodio: timidae sembra riecheggiare i vv. 273-275 "Sed... omnia terrent / virgineas mentes, dirusque ante ora Pyreneus / vertitur, et nondum tota me mente recepi ", che Ovidio mette in bocca a una delle nove divinità sorelle non altrimenti determinata, che rievoca il fatto a Minerva; con male gliscentem si allude al carattere di P., ardente d'illecita passione, e insieme alla tragica conclusione del suo tentativo di seduzione.