PIREO (Πειραιεύς; A. T., 82-83)
Città della Grecia, con porto sul Mare Egeo, situata a 37° 57′ lat. N. e 23° 39′ long. E. Si può dire che oggi formi un unico aggregato urbano con Atene, dalla quale dista solo 8 km.; i sobborghi stabiliscono una quasi continuità del caseggiato. La città siede su terreno in gran parte collinoso (massima altezza 87 m.), dietro l'insenatura naturale che costituisce il porto e sulla penisoletta (Aktḗ) che chiude questo a est e a sud. Dopo avere avuto nell'antichità grande importanza come porto di Atene (v. appresso) decadde rapidamente e si ridusse a un piccolo villaggio; tale rimase fino alla costituzione del regno di Grecia e allo stabilirsi della capitale in Atene (1834). Sviluppatasi poi rapidamente, tanto che essa è oggi la seconda città della Grecia, presenta aspetto del tutto moderno. Le strade diritte e assai larghe si tagliano ad angolo retto senza riguardo alla plastica del suolo. Anche gli edifici principali, come il palazzo municipale e quello della borsa, il teatro, ecc., non offrono interesse. Esiste un piccolo museo archeologico locale.
Lo sviluppo demografico della città moderna è dimostrato dalle seguenti cifre. La popolazione, di soli 5434 ab. nel 1853, era salita a 10.963 nel 1870, a 34.327 nel 1889; il censimento del 1907 contò 73.579 ab., quello del 1920 ben 133.482 ab. La guerra con la Turchia e lo scambio di popolazioni con questo paese portò allo stabilirsi di numerosissimi profughi nella città e quindi a un fortissimo aumento: il censimento del 1928 diede 251.328 ab., cioè 117.846 in più del 1920. I profughi risultarono in numero di 94.465, mentre gli stranieri erano più di 12.000 (fiorente anche la colonia italiana).
Il Pireo è oggi il centro industriale più importante della Grecia, ciò che è in parte notevole conseguenza dell'attività del suo porto, che ne fa un grande deposito di derrate, di materie prime e di combustibili. Non pochi stabilimenti industriali sono attrezzati e organizzati modernamente. Si hanno zuccherifici, distillerie, fabbriche di saponi, manifatture di tabacco, ma anche fabbriche di filati, di tessuti, di tappeti, e officine metallurgiche, cantieri navali, ecc.
Il porto del Pireo, sul Golfo Saronico, è formato da una profonda e multipla insenatura naturale, con fondali fino di 13-18 m. Anche grandi navi possono accostarsi alle banchine che presentano in parte impianti moderni. L'ingresso del porto è protetto da due moli. Vi sono poi due porticcioli rotondeggianti (gli antichi porti Zea e Munichia, sul lato orientale della penisoletta Aktḗ), che però ospitano solo piccole imbarcazioni. Il porto è sempre straordinariamente ingombro di piroscafi e di piccoli velieri. La sua importanza si è rapidamente accresciuta, e oggi esso è il porto di gran lunga maggiore della Grecia e il terzo del Mediterraneo.
Circa il 45% del tonnellaggio delle navi batte bandiera nazionale, essendo il porto del Pireo il centro dell'attivissimo cabotaggio greco; tra le marine estere quella italiana tiene il primo posto. Vi fanno scalo le linee di navigazione di numerose compagnie. Notevole è la sproporzione tra le merci sbarcate (circa 16% del movimento totale) e quelle imbarcate.
Gl'idrovolanti delle linee aeree dall'Italia per l'Oriente ammarano nella prossima rada del Falero.
Dal Pireo hanno origine le due linee ferroviarie più importanti della Grecia: Pireo-Atene-Peloponneso e Pireo-Atene-Salonicco. Per le comunicazioni con Atene serve soprattutto una ferrovia elettrica di km. 9,6 di lunghezza, sulla quale è intensissimo il movimento dei viaggiatori.
Il Pireo nell'antichità. - Nell'antichità Πειραιεύς (Piraeus) è il nome del demo attico, della tribù Hippothōntís comprendente i tre porti di Atene. Mentre all'Atene agricola di Solone bastava ancora per i suoi scarsi bisogni commerciali la rada del Falero, l'importanza del Pireo cominciò quando Temistocle, devolvendo i nuovi introiti delle miniere del Laurio alla creazione d'una flotta, gettò le basi della potenza marinara di Atene. Da Temistocle stesso fu iniziata già nel 483-2 a. C., e portata a termine dopo le guerre persiane verso il 470 a. C., la costruzione della poderosa cinta di mura, di ben 60 stadî di circonferenza, che racchiuse la penisola dell'Aktḗ il complesso dei tre porti, riallacciandosi a nord-est alle Lunghe Mura che furono più tardi costruite per questi da Atene. Sotto Pericle fu costruita accanto al porto la splendida città del P., con ampie strade parallele regolarmente incrociate, secondo il piano del celebre architetto Ippodamo di Mileto; la città fu adornata poi di santuarî e di edifici pubblici, fra cui alcuni, come i suoi arsenali, potevano venire confrontati perfino coi Propilei e col Partenone. L'affluenza dei meteci, attirati dai floridi commerci e dalle industrie, fece del P. il focolare della democrazia, in opposizione ad Atene dove dimoravano soprattutto i cittadini appartenenti alle classi più elevate. Alla fine della guerra del Peloponneso (404 a. C.) Sparta mise pertanto fra le prime condizioni della pace la demolizione della Lunghe Mura e delle fortificazioni del Pireo, ma l'anno seguente Trasibulo, venendo da File a cacciare i Trenta Tiranni, occupò prima di tutto il Pireo, dove contava i più fedeli sostenitori della sua causa. Conone, dopo la sua vittoria navale di Cnido su Pisandro (394 a. C.) ricostruì col sussidio persiano tutta la linea delle fortificazioni antiche, meno qualche piccola variazione: da allora cominciò per il porto, come per Atene, una seconda era di grande prosperità; Conone stesso fece ampliare il santuario di Afrodite Euploia, e fece costruire da Cefisodoto, presso all'altare di Zeus Sotere, la statua di Atena Salvatrice; più tardi Licurgo fece erigere il già citato arsenale di Filone. Ma poco dopo, dal 322 a. C., cominciò a decrescere l'importanza del Pireo per la quasi secolare (sebbene non continua) occupazione macedonica della fortezza di Munichia (v.); e la rovina del porto e della città fu completata per sempre, fino al risorgere dei tempi moderni, con la distruzione di Silla, nell'anno 86 a. C.
Fino a tempi assai recenti erano visibili tracce dell'intera cinta delle mura del P., e precisamente di quelle appartenenti per la maggior parte, con verisimiglianza, alla ricostruzione di Conone. La porta principale della città, fra due torrioni, era sul lato settentrionale, poco a ovest del riallacciamento col Muro Lungo settentrionale; poi la cinta piegava verso sud-est, abbracciando l'altura di Munichia, e arrivava al mare a nord del porto di Munichia; da qui cominciava il lungo sviluppo delle mura a mare, che seguivano l'andamento sinuoso della costa, tenendosi a 20-40 metri lungi dalla riva per evitare danneggiamenti dalle maree, racchiudendo prima, fra dighe protette alle estremità da torri, i due porti minori di Munichia e Zea, e quindi a occidente fermandosi di fronte alla punta della penisoletta Etionea - racchiusa poi anche questa da mura terrestri - là dove era l'ingresso del porto maggiore, il porto commerciale, detto Porto Grande (Μέγας Λιμήν) o Kantharos, (Κάνϑαρος) dalla sua forma simile alla coppa così chiamata; la baia più interna a nord di questo porto (probabilmente il cosiddetto "Porto Sordo", Κωϕος Λιμήν, per la facilità del suo insabbiamento) era lasciata fuori dalla cinta di Conone, mentre pare fosse conglobata nella cinta Temistoclea. Sulla riva orientale erano allineati indubbiamente quasi tutti i grandi portici, o στοαί, appartenenti al quartiere commerciale, chiamato Emporion: resti di uno di tali portici sono stati recentemente rinvenuti, poco a est dell'odierna dogana, dove una pietra segnava il confine dell'Emporio con una strada della città; verso il centro della riva probabilmente stava il portico chiamato Δεῖγμα, cioè il portico dei "campioni"; il "Portico lungo" (Μακρὰ Στοά) costruito da Pericle, che è probabilmente lo stesso chiamato anche altrimenti Alphitopolis, o mercato granario, doveva estendersi invece sul molo a nord, racchiudente il Κωϕὸς Λιμήν.
Degli altri edifici sappiamo solo che l'Afrodisio di Temistocle, che pare fosse lo stesso del tempio di Afrodite Euploia ricostruito da Conone, si trovava presso alla porta nord dell'Etionea, chiusa da due bei torrioni rotondi di cui si sono rinvenuti dei resti; i νεώρια, comprendenti gli edifici in cui tirare le navi in riparo (che in questo punto erano ben 96) nonché le altre officine degli arsenali, stavano probabilmente sulla riva sud del Porto Grande, ma i ripari per le navi da guerra invece erano sulla costa orientale del porticciuolo di Zea, e la Skeuotheke (Σκευοϑήκη), il famoso arsenale di Filone, stava a nord di questo porticciuolo medesimo. Degli edifici della città ci è noto ancora assai meno che non di quelli dei porti. Il teatro del P. era adagiato sulle pendici occidentali del colle di Munichia; il mercato del P., detto anche agorà di Ippodamo, da non confondersi con l'agorà del porto, stava verosimilmente a sud-ovest del teatro; fra i ruderi venuti in luce si possono ricordare ancora quelli d'un santuario di Dioniso eretto da un Dionisio di Maratona, figlio di Agatocle, per l'associazione dei Dionisiasti. Di numerosi piccoli santuarî di divinità straniere, per il culto di schiavi e di meteci, non è pervenuto a noi altro che il nome.
Bibl.: P. Foucart, in Bull. Corr. Hell., XI (1887), p. 129 segg.; H. Lechat, ibid., p. 201 segg.; XII (1888), p. 337 segg.; E. I. Angelopulos, Περι Πειραιῶς, και τῶν λιμενων αὐτοῦ κατὰ τοὐς ἀρχαιους χρόνους, atene 1898; id., Sur la topogr. des anciens ports du Pirée, in Congrès du Caire, 1909, p. 216 segg.; F. Noak, Bemerkungen zu den Piraeusmauern, in Ath. Mitt., XXXIII (1908), p. 33 segg.; I. Ch. Dragatsis, Τό Ψεμιστόκλειον, Atene 1910; L. Mariani, Sul Disoterion del Pireo, in Saggi di storia antica e di archeologia a G. Beloch, Roma 1910, pagine 115 segg.; V. Marstrand, Arsenalet i Piraeus og oltidens byggeregler, Copenaghen 1922; J. Ch. Dragatsis, Τὸἐν Πειραιεῖ Σῖράγγιον, in 'Εϕεμ. 'Arx., 1925-26, p. i segg.; C. Wachsmuth, Die Stadt Athen im Alterthum, II, i, Lipsia 1890, p. 3 segg.; W. Judeich, Topogr. von Athen, 2ª ed., Monaco 1931, pagine 144 segg., 433 segg.