PIRITE
. Minerale costituito da bisolfuro di ferro (FeS2) con: Fe = 46,6% e S = 53,4%. Il nichelio, il cobalto, il rame e il tallio possono sostituire una parte del ferro o trovarsi con esso in miscela. Alcune piriti sono aurifere, altre contengono piccole quantità di selenio o di arsenico.
La pirite cristallizza nel sistema monometrico, classe diacisdodecaedrica o della pirite. Le forme più comuni sono: il cubo, l'ottaedro, il pentagonododecaedro o piritoedro di simbolo {210}. il diploedro {321}, delle quali le tre prime si trovano spesso isolate, mentre la quarta è quasi sempre combinata con altre (fig. 1). Le forme sino ad oggi conosciute della pirite ammontano a 459, delle quali però circa la metà sono rappresentate da facce vicinali. Il cubo (fig. 2) e il piritoedro {210} presentano assai di frequente le loro facce solcate da strie parallele agli spigoli fra (100) e (210), strie che sono dovute alla ripetuta combinazione di queste due forme e che tendono a produrre facce arrotondate. Il piritoedro {120} presenta una striatura che è normale al detto spigolo. Si hanno cristalli geminati dei quali i più frequenti sono quelli di compenetrazione secondo (110), più rari sono i geminati di contatto.
Oltre che in distinti cristalli, che da dimensioni microscopiche possono sorpassare il diametro di 10 cm., la pirite si trova in masse cristalline a grana più o meno sottile, in concrezioni reniformi, sferoidali, lenticolari, generalmente con struttura fibroso radiata, e in piccole stallattiti. Spesso la pirite epigenizza fossili di animali o di piante.
I cristalli di pirite presentano due direzioni di sfaldatura, che sono però poco distinte, secondo (110) e (111). La frattura è concoidale, la durezza va da 6 a 6,5 ed è assai superiore a quella della calcopirite (durezza da 3,5 a 4) da cui perciò la si distingue più facilmente che dal colore. Il peso specifico è compreso fra 4,95 e 5,10. Il colore è giallo d'ottone più o meno carico, quello della polvere è grigio verdastro scuro; la lucentezza metallica.
La pirite percossa con l'acciaio produce scintille e da questa proprietà, in passato utilizzata per accendere l'esca, è derivato il suo nome. Il comportamento termoelettrico, positivo o negativo, della pirite venne attribuito ai caratteri morfologici dei suoi cristalli, ma non tutti accettano questa spiegazione.
Alla fiamma del cannello la pirite brucia svolgendo anidride solforosa e dando un residuo magnetico; riscaldata nel tubo chiuso produce un sublimato di zolfo; insolubile in acido cloridrico, il minerale si discioglie nel nitrico, con separazione di zolfo. Trattando la pirite con perossido d'idrogeno si ottiene zolfo colloidale e ciò costituisce un carattere distintivo della marcassite che, trattata nello stesso modo, non lascia residuo.
Per l'azione degli agenti atmosferici, la pirite può alterarsi e dare luogo alla formazione di solfati di ferro, a limonite e ad ematite. In simili processi si ha anche produzione d'acido solforico che, reagendo con altri minerali, può dare origine a diversi solfati, come gesso, epsomite, allotrichite, allumogeno e allume potassico.
I cosiddetti brucioni, cappelli di ferro o cappellacci, masse limonitiche, generalmente porose che costituiscono gli affioramenti dei giacimenti a solfuri metalliferi, spesso rivelandone la presenza, sono dovuti a simili processi di alterazione della pirite.
Il bisolfuro di ferro, nella sua fase rombica e metastabile, costituisce la marcassite che si depone da soluzioni acide, mentre la pirite si forma in ambienti neutri o alcalini.
La pirite è uno dei minerali metalliferi maggiormente diffusi, presente nelle rocce più diverse per composizione, origine ed età geologica; spesso si trova in grandi masse, comprese in giacimenti di vario tipo, che sono sfruttati sia per impiegare il minerale per la produzione dell'acido solforico, utilizzandone anche i residui (ceneri di pirite) in siderurgia, sia anche per ricavarne il rame, da quelle cuprifere, e l'oro, dalle piriti aurifere. Una gran parte della produzione di questi metalli è appunto data dalle piriti che li contengono. La pirite è inoltre impiegata per la preparazione del solfato ferroso (vetriolo verde).
I cristalli di pirite, oltre a costituire uno dei più vistosi ornamenti delle collezioni mineralogiche, sono talora adoperati come fermacarte e le qualità più lucenti vengono tagliate costituendo così una pietra, di scarso valore, impiegata in gioielleria con il nome improprio di marcassite.
Fra i migliori cristalli di pirite, per ricchezza di forme o per notevole splendore e dimensioni, vanno annoverati quelli delle miniere di Brosso e Traversella, in Piemonte, dell'isola d'Elba e Gavorrano, in Toscana. L'Italia occupa inoltre uno dei primi posti nella produzione mondiale della pirite, che proviene in massima parte dalle miniere di Gavorrano e Ravi, presso Follonica, di Boccheggiano, Niccioleta e Ritorto, presso Massa Marittima. I due primi giacimenti sono in relazione con una laccolite di granito, trovandosi la pirite sul contatto fra questa e le rocce sedimentarie del Liassico, del Triassico e del Permico che la racchiudono, o a piccola distanza da tale contatto, sia in queste rocce come nella massa stessa del granito. Gli altri giacimenti sono invece compresi fra gli scisti del Permico e i calcari cavernosi del Retico, e, per quello di Ritorto, anche fra questi ultimi e le rocce sovrastanti dell'Eocenico. Altri giacimenti italiani di pirite meno importanti si trovano nelle Alpi Piemontesi (valle del Chisone, Valle d'Aosta, ecc.) e nel Veneto (Agordo) e a Calabona, presso Alghero, in Sardegna. In molti di questi giacimenti la pirite è più o meno cuprifera. Aurifere sono invece le piriti che si trovano nelle valli a sud e a est del massiccio del M. Rosa (valle Sesia, Anzasca, Antrona e Diveria).
Fra i giacimenti di pirite fuori d'Italia, è celebre quello di Río Tinto, in Andalusia, dove il minerale si trova in condizioni analoghe a quelle di Gavorrano. Importanti sono anche i giacimenti della Norvegia, quelli di Rammelsberg nel Harz, entrambi in relazione con rocce basiche.
La Spagna tiene il primo posto fra i paesi produttori di pirite; forti quantitativi sono anche dati dalla Norvegia, Francia, Germania, Russia, Giappone e Stati Uniti. La produzione mondiale, nel 1927, si aggirava sui 7 milioni di tonnellate.
V. tavv. LXXXIX-XC.