PISANDRO (Πείσανδρος, Pisanda)
Di Camiro in Rodi, figlio di Pisone e di Aristecma, fiorì, secondo Suida, circa il 645, secondo altri (Wilamowitz) non può essere più antico del sec. VI a. C. Riunì per primo in un poema (Eraclea) le leggende varie di Eracle, dando anche colorito locale (viaggi in Iberia, nell'Oceano) alle tradizioni originarie argoliche. Attesta la tradizione della poesia epica in Rodi, la diffusione dell'elemento eracleo in Oriente con la rivalità fra le città rodie di cui è indice la leggenda di Pisino di Lindo, precursore e modello di Pisandro.
La sua Eraclea fece testo per gli antichi, procurò al poeta l'onore di una statua (Teocr., Anth. Palat., IX, 598) e di essere incluso nel canone epico accanto ad Omero ed Esiodo. Nella prima età ellenistica fu tenuto in grande onore, forse per il culto reso a Eracle dai Diadochi e dai Cinici. Quintiliano ne fa grandi lodi (X,1, 56). Lo pseudo-Apollodoro ne deriva la storia delle dodici fatiche. Per la fama goduta dal poeta gli furono attribuite anche l'Eraclea cidica; i racconti, che sono dovuti invece al P. mitografo, e la Soria varia di un Pisandro del tempo di Alessandro Severo. Framm. in Hesiodi opera (Parigi 1840), app. 5-8; G. Kinkel, Epic. Graec. Fragm., I, Lipsia 1817, pp. 248-253.
Bibl.: F. G. Welcker, Der epische Cyclus, Bonn 1865 seguenti, I, p. 97; G. Bernhardy, Grundriss. d. gr. Lit., II, ii, 3ª ed., Halle 1877, p. 338; W. Schmid, Gesch. d. gr. Lit., I, Monaco 1929, . 296; C. Cessi, St. d. lett. gr., I, Torino 1930, pp. 799, 809, 817, 873, 885; K. O. Müller, Die Dorier, 2ª ed., I, Breslavia 1844, p. 444; II, ivi, p. 475 segg.