PISANI
. Cospicua famiglia patrizia veneziana, d'incerta origine, perché la provenienza da Pisa, affermata da alcuni genealogisti, è dedotta dal nome stesso. Sono ricordati i Pisani nel cosiddetto Chronicon Altinate (Origo Civitatum Italiae seu Venetiarum) fra le antiche famiglie tribunizie, passate da Eracliana (Cittanova) a Rialto. Appaiono dediti fin dai tempi più remoti al commercio, e particolarmente a quello delle pelli. In seguito si dedicarono, con varia fortuna, anche al commercio bancario, tanto che un ramo di tale famiglia fu detto appunto "dal Banco". Al tempo della serrata del Maggior Consiglio, i P., almeno con il ramo di San Marco, appartenevano al massimo consesso della repubblica.
I P. si suddivisero in varie casate: di San Marco, Santo Stefano, Santa Maria del Giglio (Zobenigo), San Folo, San Vitale, Santa Marina. Un ramo ebbe anche la signoria di Santorino e di Nanfio, isole dell'Arcipelago Egeo, fino al 1537; altri rami ebbero titoli feudali da Vescovana, Boara, Stanghella, Bagnoli, ecc. Contrassero parentadi cospicui, ed ebbero personalità eminenti specialmente nelle armi, nella diplomazia, e nella gerarchia ecclesiastica, come il celebre Vettore (v.) e Niccolò (v.); Alvise, di Giovanni, "dal Banco", procuratore di San Marco, provveditore in campo nelle guerre fra Venezia e l'Impero, ambasciatore a Clemente VII, morto sotto Napoli il 12 agosto 1528; Giovanni, di Alvise, ambasciatore in Francia, procuratore di San Marco, morto il 14 agosto 1540; Francesco, di Alvise, cardinale, arcivescovo di Narbona, vescovo di Padova, Albano, Frascati, Porto, Ostia, morto a Roma nel 1570, segnalatosi specialmente durante il sacco di Roma (1527) per l'azione svolta a protezione di Clemente VII; Alvise, di Giovanni, nipote del precedente, vescovo di Padova, anch'egli cardinale, morto a Venezia il 31 marzo 1570; Lorenzo, di Almorò, procuratore, provveditore straordinario a Candia, morto colà combattendo contro i Turchi (novembre 1667); Andrea (v.), di Francesco; Alvise, di Francesco, ambasciatore in Inghilterra, Francia, Germania, doge dal 17 gennaio 1735 al 17 giugno 1741; Carlo, di Gianfrancesco, inquisitore di stato, provveditore generale in Dalmazia, provveditore straordinario in Terraferma, podestà a Brescia, tenente generale a Corfù, procuratore di San Marco, segnalatosi nelle campagne di Morea contro i Turchi (nato nel 1665, morto a Venezia il 25 maggio 1750); Almorò I, personaggio politico di notevole importanza per la sua attività diplomatica negli ultimi anni della Repubblica, essendo stato ambasciatore a Madrid e Parigi, e per la partecipazione agli avvenimenti che a quella seguirono (nato il 13 febbraio 1754, morto il 12 febbraio 1808 a Venezia); Almorò, detto Andrea, incisore, fondatore dell'Accademia pisana di disegno (1746-1766); Almorò III, ambasciatore a Madrid al momento della caduta della Repubblica: tutti del ramo di Santo Stefano; Luca, di Niccolò, operante nella 2ª metà del '400, provveditore in campo nella guerra veneto-ferrarese (1483) e in quella contro il duca d'Austria (1486); Paolo, di Luca, umanista e diplomatico, podestà a Bergamo, Crema, Brescia; ambasciatore al duca d'Austria, in Francia, a Roma; provveditore in Terraferma, morto a Roma nel 1509; Domenico, di Giovanni (da Santa Marina), visdomino a Ferrara, ambasciatore a Roma, in Portogallo, ecc. (1453-1508); Niccolò, di Benedetto, nato il 2 dicembre 1668, almirante delle navi, morto a Scio il 9 febbraio 1694, combattendo contro i Turchi; Benedetto, di Angelo, letterato (1ª metà del '700); Giorgio, di Giovanni, ambasciatore ad Alessandro VI, a Ferdinando di Napoli, a Giulio II; Giorgio di Marco (13 nov. 1739-4 gennaio 1811), che, per essersi fatto sostenitore di riforme negli ordinamenti della repubblica, il giorno dell'assunzione alla dignità procuratoria fu arrestato, e relegato poi nel castello di San Pietro di Verona, nella sua villa di Monaster e nel castello di Brescia, da cui uscì alla caduta della repubblica, ecc.
Il ramo di Santo Stefano, assurto a straordinaria ricchezza, si rese benemerito verso le lettere e le arti con l'accennata fondazione dell'Accademia pisana di disegno, la raccolta d'una vasta biblioteca, la costruzione, durata dal sec. XV al XVII, del grandioso palazzo ora sede del Liceo musicale Benedetto Marcello e della suntuosissima villa di Stra, su disegni del Frigimelica e del Preti. Di altri palazzi Pisani resta il ricordo a Santa Marina (palazzo ora Castelli: architettura classicheggiante del sec. XVII), a San Samuele (avanzi di costruzione gotica del sec. XV), a San Polo, sul Canal Grande ("Pisani Moretta", gotico, metà del sec. XV), a Sant'Angelo (palazzo già Trevisan, sec. XVII), ecc.
L'arma è troncata d'azzurro e d'argento al leone lampazzato di rosso dell'uno e dell'altro. Esistono ora un ramo toscano, e discendenti del ramo di San Marco e della Procuratia.
Bibl.: Per la famiglia in generale, v. M. Barbaro, Genealogia della nobile famiglia Pisani, Rovigo 1887; per Almorò I, di Alvise, v. M. Kovalevsky, I dispacci degli ambasciatori veneti alla corte di Francia durante la Rivoluzione, Torino 1895; M. Brunetti, Un patrizio veneziano a Parigi durante la Rivoluzione, in Ateneo Veneto, I (1925), p. 103 segg.; id., Un responsabile della caduta della Repubblica? Le accuse e l'autodifesa di Almorò Pisani, ibid., II (1925), p. 107 segg.; G. Moschini, Della letteratura veneziana del sec. XVIII, Venezia 1806; G. Dandolo, La caduta della rep. di Ven., I, ivi 1855, p. 169 segg.; per Giorgio P., v. C. Grimaldo, Giorgio P. ed il suo tentativo di riforma, ivi 1907.
Cfr. inoltre: E. Cicogna, Iscrizioni veneziane, II e III, Venezia 1824 segg. - Per la villa Pisani di Stra: B. Brunellie A. Callegari, Ville del Brenta e degli Euganei, Milano 1931, p. 85 segg.; per quella di Vescovana, Symonds Margaret, Days spent in a Doge's Farm, Londra 1893. Per i Pisani signori di Santorino e Nanfio: Hopf Carl, Veneto-byzantinische Analekten, Vienna 1860.
Per le vicende del Banco Pisani: Ferrara, Gli antichi Banchi di Venezia, in Nuova Antologia, 1871, p. 177 segg., 435 segg. e Docum. per servire alla storia dei Banchi veneziani, in Archivio Veneto, I, pp. 106 segg., 352 segg.