PITTOGRAFIA
. Forma primitiva di scrittura, composta di disegni di oggetti materiali, ad alcuni dei quali si attribuisce un valore simbolico; differentemente dai geroglifici nessuno dei disegni ha valore puramente fonetico. Il suo contenuto può quindi essere espresso assai diversamente.
La pittografia non è molto diffusa tra i popoli primitivi. Essa ebbe invece il suo maggiore e più tipico sviluppo presso popolazioni in possesso di civiltà più elevate, in particolar modo tra gl'Indiani dell'America Settentrionale. Nelle società primitive viventi l'uso di esprimere un'idea o di registrare un insieme di azioni e di fatti mediante serie di figure si trova abbastanza diffuso tra gl'indigeni dell'Australia, nella Melanesia e, in forma molto più perfetta, tra gli Eschimesi. Pare che certe pitture boscimane si possano avvicinare alle pittografie, se, come sembra probabile, queste composizioni, allo stesso modo delle pittografie americane, hanno lo scopo di fissare il ricordo d'imprese compiute dai gruppi tribali (guerre, cacce), d' illustrare cerimonie rituali o altro. Nelle pitture boscimane e in quelle più antiche della Rhodesia non si osserva però quello svolgimento della scena in fasi successive che caratterizza questo genere di lavori.
Presso gli Australiani è in uso un sistema grafico per trasmettere messaggi, il quale ha molti elementi in comune con le composizioni pittografiche. Le figure sono incise in stile schematico sopra corti bastoni, che sono per lo più di forma cilindrica con le estremità affusolate o arrotondate, e rappresentano uomini, animali, colline, corsi d'acqua, ecc. A queste incisioni si aggiungono segni lineari più semplici, ai quali viene dato un significato convenzionale. Tali bastoni, lunghi al massimo alcuni decimetri, servono per convocare le piccole comunità sparse nella boscaglia del continente australiano alle adunanze tribali, ai corrobories, alle cerimonie iniziatiche o per altre comunicazioni. I messaggi figurati vengono letti con facilità anche da tribù che parlano lingue differenti.
A questa classe di raffigurazioni, dato il loro carattere narrativo, si possono avvicinare anche i disegni graffiti dagli Australiani e dai Melanesiani su pezzi di corteccia o di bambù e forse anche alcune pitture trovate nelle caverne australiane. Si tratta sempre in questi casi della rappresentazione di battute di caccia, di danze o di cerimonie, quindi di avvenimenti che hanno per quei popoli grande importanza, poiché su essi s'impernia la vita economica e sociale della comunità.
Carattere pittografico hanno i wampum irochesi e algonchini, nei quali, come nelle decorazioni rappresentanti formule magiche o preghiere che adornano le vesti degl'Indiani dell'America Settentrionale, al simbolismo della forma si unisce anche quello del colore, rendendo così più manifesto il carattere e il contenuto di queste raffigurazioni. I wampum sono fasce, o cinture, formate da fibre vegetali, da tendini o da strisce di pelle intrecciate e nelle quali venivano infilate perline di conchiglie colorate e di altre materie disposte in modo da formare figure schematiche, le quali variavano a seconda dello scopo per cui dovevano servire tali fasce. Esse venivano fatte in occasione di speciali avvenimenti della tribù e servivano per ratificare alleanze e trattati di pace, come pure per dichiarare la guerra o come contratti di proprietà. I wampum costituivano quindi documenti importanti per la storia politica e per la vita sociale ed economica di quelle popolazioni e come tali venivano conservati con grande cura dai capi o dalle persone interessate. Alcuni wampum riguardano anche la storia della colonizzazione europea e dell'evangelizzazione di quelle contrade. Quello detto "dei missionarî gesuiti" che risale alla prima metà del sec. XVII, ricorda la conversione dei Huron al cristianesimo. Ai lati d'una figura centrale a losanga, che rappresenta il Consiglio, stanno diversi simboli cristiani: la colomba, l'agnello e la croce, più volte ripetuta. Notevole è anche il wampum detto "di Penn", che risale ai primi anni del sec. XVIII e che venne dato dagl'Irochesi a William Penn, quale pegno per il mantenimento di amichevoli rapporti. Nel mezzo della fascia sono raffigurati due individui che si stringono la mano; uno è un indiano, l'altro un europeo riconoscibile per il copricapo. Strisce oblique simboleggiano la federazione irochese delle Cinque Nazioni.
Ma è tra gl'Indiani delle Praterie, come è stato detto, che la pittografia raggiunse la sua più perfetta espressione. Le figure erano dipinte su pelli di bisonti giovani, talora anche su pelli di alce e di cervo. Meno frequenti erano invece le pittografie incise su pezzi di corteccia, nel qual caso si trattava quasi sempre di messaggi di carattere privato. A seconda del loro contenuto e dello scopo a cui erano destinate si possono distinguere quattro gruppi fondamentali di pittografie: 1. Wintercounts (racconti invernali), specie di calendarî, nei quali gli anni venivano segnati con un pittogramma ricavato da un fatto avvenuto nel corso dell'annata; 2. raffigurazioni di carattere storico; 3. raffigurazioni di carattere magico-religioso; 4. messaggi.
Nelle pittografie indiane i singoli momenti di un'azione e le diverse frasi di cui si compone il messaggio sono rappresentati comunemente da figure intere dipinte in colori diversi - o, più di rado, come è stato detto, incise su pezzi di scorza d'albero - in stile schematico o seminaturalista. Talvolta però in luogo di figure complete è segnata soltanto una parte di esse e il disegno acquista perciò un valore convenzionale. In questi casi non viene dipinta o disegnata, per es., l'intera figura umana, ma viene riprodotta soltanto la testa, mentre per indicare un cavallo si disegna un semicerchio, che rappresenta l'orma lasciata sul terreno dallo zoccolo dell'animale. Il numero delle orme serve per indicare il numero degli animali. In queste composizioni s'incontrano anche altre figure e segni convenzionali.
I Blackfeet e i Dakota disegnavano i prigionieri (che come tali erano inermi) senza mani; i dolori, per esempio i crampi delle partorienti, venivano indicati da linee spiraliformi, quasi a indicare in questo modo i contorcimenti della donna.
La scelta dei pittogrammi dipinti nei Wintercounts spettava agli anziani della tribù. Le figure di queste cronache calendaristiche sono spesso disposte a spirale. Le composizioni di carattere storico si riferiscono quasi essenzialmente a combattimenti. Esse illustrano le gesta di singoli individui, nel qual caso acquistano il valore di biografie, oppure fatti d'arme collettivi. Le pittografie di carattere magico-religioso illustrano leggende mitologiche connesse con i culti tribali e col cerimoniale delle società segrete. Di questo gruppo fanno parte anche quelle che contengono i canti e gl'incantesimi magici degli stregoni (medicine-men). I messaggi contengono lettere e canti d'amore, canti di guerra e anche lettere e documenti di carattere politico. Tra questi ultimi vanno ricordate le petizioni pittografiche, che gl'Indiani inviavano al governo degli Stati Uniti. Anche i censimenti fatti in occasione del pagamento delle tasse governative, venivano redatti dagl'indigeni con lo stesso sistema.
Le composizioni che si riferivano a fatti di maggiore importanza, come i combattimenti fra tribù nemiche o contro le truppe governative, venimno dipinte con molta cura sopra grandi pelli di bisonte. Pittografie di carattere magico e religioso ornavano le "tende della medicina", i mantelli e le casacche degli stregoni e dei membri delle società segrete e delle confraternite magiche. Ogni guerriero amava poi decorare l'interno del proprio mantello di pelle con gruppi di figure, che ricordavano le gesta compiute. Queste pitture riproducevano episodî di guerra e di caccia, il numero dei nemici uccisi, quello dei prigionieri fatti, gli animali cacciati e i cavalli rubati alle tribù nemiche, le armi conquistate, e così via.
Le pittografie eschimesi sono molto più particolareggiate di quelle indiane, ma risultano inferiori a queste dal punto di vista artistico. Esse sono incise su bacchette e su oggetti d'osso, di corno e d'avorio (zanne di tricheco). Le figure sono eseguite in stile schematico. Salvo poche eccezioni, tutta la scena si svolge lungo una linea retta basale, che rappresenta il suolo o la superficie del mare dove si svolge l'azione. I terreni collinosi sono rappresentati da linee ondulate. Le incisioni che raffigurano capanne, depositi di viveri, barche, foche e altri grossi animali sono riempite di solchi paralleli o disposti a reticolato. Nelle pittografie eschimesi vengono illustrate con minuzia di particolari la vita del villaggio e le spedizioni di caccia e di pesca nelle loro diverse fasi. Altri graffiti sono di carattere magico-religioso e contengono rappresentazioni di danze e di cerimonie magiche, esorcismi degli sciamani per facilitare la caccia o per guarire le malattie. Nel complesso le pittografie degli Eschimesi risultano monotone, sia per l'unità dello stile, sia per l'uniformità dei motivi e delle figure che li compongono.
Simili a quelli delle tribù testé nominate sono le pittografie dei Ciukci, tra le quali vanno ricordati i cosiddetti "racconti annuali", che presentano talvolta la stessa disposizione a spirale che si osserva in certi Wintercounts indiani.
Bibl.: H. Hale, Four Huron Wampum Records, in Journ. Anthrop. Inst., XXVI (1897); W. J. Hoffman, The graphic Art of the Eskimos, in Report of U. S. Nat. Museum, 1895; H. Jensen, Geschichte der Schrift, Hannover 1925; S. Mallery, Pictographs of the North Amer. Ind., in 4 th. Ann. Report of the Bureau of American Ethnology, 1882-1883, Washington 1884 (v. anche dello stesso autore il 10° rapporto, 1893); E. Vatter, Historioenmalerei u. heraldische Bilderschrift der nordamerikanischen Prärienstämme, in Jahrbuch für prähistor. und ethnograph. Kunst, 1927.