POLOS, Pittore del
Ceramografo attico operante all'inizio del VI sec. a. C. La sua opera, vasta e sgrammaticata, costituisce un genere a parte nello sviluppo della ceramica attica a figure nere. La vastità e la peculiarità del fenomeno giustifica il fatto che H. Payne aveva creato un atelier invece della personalità isolata, accompagnata da un compagno, che J. D. Beazley ha definitivamente fissato.
È infatti da ammettere che l'opera del Pittore del P. costituisce l'unico aspetto di provincialismo che sapremmo additare in una produzione così estremamente raffinata e aggiornata come quella della ceramica attica. Piuttosto che alla tradizione di Atene, del resto, il pittore sembra rifarsi ai modi di decorazione tumultuosa e confusa che s'incontra in certa tarda ceramica corinzia. In netto contrasto con le forme gigantesche dei grandiosi animali o degli eroi della pittura ceramica protoattica, il nostro artista adotta il sistema di decorazioni minute, fregi, riempitivi, così che le pareti del vaso ci appaiono come un tessuto continuo bicolore, in cui è unicamente l'effetto dei pieni e dei vuoti che conta, invece che l'interesse per la forma individualizzata e isolata con scrupoloso amore. Si sarebbe tentato di dedurre che nella Grecia occidentale, a differenza di quella orientale, la mancanza di interessi narrativi va di pari passo con un completo scadimento dei valori formali. Nell'opera del Pittore del P. le figure umane sono estremamente rare, e manca del tutto qualsiasi lontana intenzione rappresentativa o narrativa. Elementi caratteristici tutti ugualmente deteriori, sono la vernice povera, opaca e brunastra, le forme dei vasi, urtate e mal bilanciate, quando si tratta di forme nuove, come l'anfora o la hydrìa, in luogo di quelle tradizionali come il tripode-kothon o la lekanìs, il graffito frequente e brutale. Una sorta di rozzo pòtos (copricapo cilindrico) arrotondato spesso con reticolato a graffito che hanno sul capo sfingi, sirene e le rare figure femminili del suo repertorio, ha determinato il nome attribuito all'artista.
Bibl.: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, p. 190; J. D. Beazley, in Hesperia, XIII, 1943, p. 52; K. Kübler, in Jahrbuch (Arch. Anz.), 1943, p. 420; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 50.