AVVOLTOIO, Pittore dell' (Vulture Painter; Geier-Maler)
Ceramografo attico attivo nel Protoattico Arcaico. Deve il nome agli uccelli da preda a lungo becco ricurvo e ali a linea di contorno che si ritrovano identici su nove dei vasi attribuitigli, cioè sei tazze a piede (Londra, British Museum, 1910.6-16.1 e 2; New York, Metropolitan Museum; Parigi, Louvre), un coperchio (Parigi, Louvre), una mèkythos (Monaco n. 6410), una tazza (Kiel). Il ripetersi di questo e di altri motivi non basterebbe a indicare un'unica mano, ma potrebbe esser dovuto ad una stessa bottega. Il Cook, a cui si deve l'aver ricosttuito la personalità del pittore, ha mostrato che la sintassi degli elementi del fregio continuo, l'alternanza di chiari e scuri, le figure a silhouette isolate sul fondo chiaro della metopa, l'esagerata flessuosità di certi corpi animali indicano chiaramente un unico pittore. Le caratteristiche del gruppo dei nove vasi si ripetono su tre anfore, già riunite dal Cook sotto il nome di "Gruppo di Würzburg" (Würzburg 79; New York, Metropolitan Museum, 10.210.8; Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek 2761), le quali sono da attribuirsi al pittore.
La tecnica usata è quasi sempre quella della silhouette geometrica; la linea di contorno è rara ed usata solo per particolari secondarî. Questi vasi hanno un aspetto arcaico che può contribuire a una loro datazione troppo alta. Ma le anfore hanno già il corpo allungato a pareti quasi diritte del Protoattico; singoli particolari della decorazione, ad esempio i capelli che scendono a metà spalla sul collo dell'anfora di New York, non sono più geometrici. Il pittore è contemporaneo del Pittore di Analatos (v.) e del Pittore della Mesogeia (v.) e, come quelli, è stato attivo alla fine dell'VIII e inizio del VII sec. a. C. Motivi e sintassi decorativa geometrici sono spesso solo una deliberata ricerca di arcaismo e di stilizzazione.
Il pittore è accurato, piacevole, buon disegnatore; la sua produzione è più semplice di quella dei suoi contemporanei, ma non le è inferiore per qualità. Le due anfore di Würzburg e di Copenaghen sembrerebbero segnare la fine della sua attività (ma è difficile giudicare in un pittore che volentieri arcaizza) e sono anche le più basse per qualità.
Bibl.: J. M. Cook, Protoattic Pottery, in Ann. Brit. Sch. Athens, XXXV, 1934-35, p. 179 s., tav. 47; id., Athenian Workshops about 700, in Annual cit., xlvii, 1947, p. 141 ss.; Fr. Matz, Geschichte der gr. Kunst, I, Francoforte 1950, p. 141 ss. La lèkythos Monaco 6410: C. V. A., München 3, Monaco 1952, tav. 117, 13-14.