BOSTON-PHIALE, Pittore della
Ceramografo attico operante entro il terzo venticinquennio del V sec. a. C. È considerato da J. D. Beazley come uno scolaro del Pittore di Achille, e, come quest'ultimo, la sua vasta produzione comprende sia vasi a figure rosse che lèkythoi a fondo bianco. La phiàle di Boston, donde ha preso nome, per quanto sia opera estremamente singolare e vivida, non rappresenta adeguatamente che un lato della personalità dell'artista. Che anzi, se il mondo del teatro, delle scuole di musica e di danza, torna con tanta insistenza nelle sue pitture, sembra indubbio che queste figurazioni rappresentino l'ultimo sviluppo della sua produzione. Mentre, d'altra parte, la vivacità alle volte pungente e quasi documentaria di queste piccole scene non può dar la misura dell'elevatezza spirituale che s'incontra nelle figurazioni mitologiche della prima parte della sua produzione. Dal complesso delle opere del Pittore della B.-Ph. si ha un poco l'impressione di qualità artistiche assai notevoli sacrificate in compiti tra i più meccanici e ingrati. Tre quarti della sua produzione consistono in vasi di proporzioni modeste, tra cui predominano le anfore nolane. Da qui necessità di figurazioni stringate e frettolose tra cui abbondano le ripetizioni quasi letterali di scene mitiche, tra le più popolari, quali la morte di Orfeo, il trace Thamyris, Europa sul toro (quest'ultima ripetuta quattro volte in edizioni estremamente simili). E ugualmente, la predilezione per temi musicali o di scuole di danza può venire intesa come il ripiegarsi su una formula felicemente inventata. In definitiva, accanto a molte opere di un onesto livello formale, sono rari i momenti in cui il pittore riesce a fissare immagini meditate e significative, dove l'altezza dell'ispirazione si accompagna a un quieto, musicale fluire della linea, vivida e sensitiva, almeno quanto quella dei momenti migliori del Pittore di Chicago. Una delle caratteristiche più singolari del Pittore della B.-Ph. è anche quella di saper accordare qualità opposte e quasi in contradizione tra loro, come il gusto per i drappeggi fioriti con lembi arricciati sventolanti nell'aria e certa solidità strutturale delle figure che richiama insistentemente immagini statuarie: si veda, in particolare, la frequenza con cui ritorna una figura femminile che sembra un riflesso della fidiaca Kore Albani. Ugualmente la felicità con cui inventa atteggiamenti, immagini momentanee e immediate, si affianca alla sua capacità di realizzare figure e situazioni intensamente drammatiche nelle lèkythoi a fondo bianco. Tra le figurazioni mitologiche uno dei momenti più elevati è da riconoscere nel frammento di hydrìa di Delos, con Perseo che sembra opporre la sua leggera adolescenza al grave, ansioso brancolare di una delle Graiai da lui private della vista.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig. in Am. Mus., p. 167; id., Vasenm. rotfig., p. 381; id., Vas. Pol., p. 50; Caskey-Beazley, Attic Vase Paintings in the Mus. of Fine Arts, Boston, Oxford 1931; J. D. Beazley, Red-fig., p. 653.