CLINICA, Pittore della
Ceramografo attico, operante entro il secondo venticinquennio del V sec. a. C. Viene ricondotto alla scuola di Makron insieme al Pittore di Telephos e altri minori. Si tratta peraltro di un temperamento vigoroso e di notevole autonomia, la cui individualità si afferma in direzioni opposte a quelle del maestro. O almeno nelle opere migliori il Pittore della Clinica - il nome è dovuto all'arỳballos della Collezione du Peytel, ora al Louvre, in cui è spiritosamente ritratta una teoria di storpi e malati - si esprime con un segno vigoroso e incisivo che contrasta decisamente con le forme molli e i gonfi panneggi barocchi dell'ultimo Makron (v.). Quella sorta di acre umorismo che s'incontra nei malati della clinica, ritorna come energia di contorni, strutture tormentate ed espressive nell'arỳballos di Berlino con l'ambasceria ad Achille, e specialmente nel suo capolavoro, la coppa E 66 del British Museum con il banchetto di Dioniso ed Eracle. Altre volte il segno diviene incerto e inespressivo e allora il pittore rientra più agevolmente nella congerie dei pittori che si muovono intorno a Makron. Pertanto J. D. Beazley accanto a un gruppo di coppe che assegna alla sua mano, avvicina ugualmente al pittore un gruppo di opere elencate anonimamente come appartenenti alla scuola di Makron.
Bibl.: J. D. Beazley, Vasenm. rotfig., p. 221; H. R. W. Smith, C. V. A., Caliphornia, tav. 35; J. D. Beazley, Red-fig., p. 538.