ALKIMACHOS, Pittore di
Ceramografo attico, così denominato da una acclamazione che appare su due dei vasi da lui dipinti. Le sue opere sono state ritrovate nella grande maggioranza nella Magna Grecia, ma ve ne sono anche alcune che provengono dalla Etruria e dall'isola di Rodi; nessuna, sinora, è stata trovata in Grecia. Sulla scia di un grande ceramografo attico suo contemporaneo, il Pittore di Pentesilea, egli si rifà all'esperienza polignotea per il rendimento dei caratteri, studiando cioè il momento psicologico delle azioni che rappresenta, cercando poi di tradurlo con i gesti delle figure. Uno dei vasi migliori, in questo senso, è il cratere di Bologna con il ritorno di Kore all'Ade accolta da Persefone, dal quale spira un accentuato sentimento patetico. Bellissimo è il disegno, specie delle stoffe, le quali mettono in risalto i sottostanti volumi anatomici, non con la trasparenza, ma con il drappeggio. È questo un elemento che spinge a datare l'attività del pittore verso la metà del V secolo. In altre opere egli appare alquanto manierato e dotato di minore originalità, specie quando ripete soggetti molto sfruttati come, ad esempio, i combattimenti fra Greci e Amazzoni.
Bibl: J.D. Beazley, Red-fig., p. 356 ss.