ALTAMURA, Pittore di
Ceramografo attico, detto così dal cratere proveniente da A. con raffigurazione di gigantomachia, conservato oggi a Londra. Il Pittore di A. appartiene a quel gruppo di decoratori di vasi - dei quali il più illustre è il Pittore dei Niobidi (v.) - che, per essere contemporanei di Mikon e di Polignoto, ne risentono esplicitamente l'influsso, tanto che la critica si rivolge alle loro opere per percepire almeno l'eco dei grandi capolavori perduti di quei pittori. Le pitture di questo maestro sono condotte soprattutto su crateri: metà almeno dei vasi che la critica gli assegna (circa sessanta) sono infatti di tale tipo. Le provenienze delle sue opere sono molto varie e si estendono dalla Grecia all'Egitto e all'Italia, specialmente all'Etruria. L'influenza polignotea è vivissima nel rendimento delle anatomie, poiché il pittore si sofferma con attenzione su tutti quegli aspetti del corpo che determinano i volumi. Si veda, ad esempio, nel vaso di Spina, specialmente nel lato con le scene di palestra, come sono segnati i pettorali dell'atleta e la lieve torsione del suo corpo. Il pittore si interessa a quegli stessi problemi che, dalle descrizioni di Pausania, vediamo aver attirato l'attenzione di Mikon e di Polignoto e li affronta servendosi anche di un tratto diverso: più largo e accentuato di colore là dove vuole indicare un affossarsi della anatomia, più sottile invece nei contorni, ove i volumi sono messi in valore dal fondo scuro del vaso. Alcuni vasi che prima la critica gli attribuiva si dànno oggi invece a due altri maestri, rispettivamente il Pittore di Froehner e il Pittore di Blenheim.
Bibl: J. D. Beazley, Red-fig., p. 412 ss.; per i Pittori di Froehner e Blenheim, ibid., pp. 416 e 417.