Vedi AMASIS, Pittore di dell'anno: 1958 - 1994
AMASIS, Pittore di
Ceramografo attico dello stile a figure nere, che dipinse vasi dell'officina di Amasis.
Otto vasi recano la firma di questo ceramista; tutti sono decorati dalla stessa mano. Questa ha dipinto parecchi altri vasi non firmati; non sappiamo però se la firma di A., accompagnata da ἐποίησεν, possa essere un'abbreviazione per ἐποίησεν καὶ ἔγραψεν e quindi se vasaio e pittore siano la stessa persona; o, nel caso che si tratti di due individualità diverse, se il Pittore di A. abbia dipinto esclusivamente per questo vasaio o anche per altri. In ogni modo rimane sicura la personalità di un grande pittore. Egli ha usato una grande varietà di vasi, però ha dimostrato la sua preferenza per una determinata forma in ogni periodo della sua attività. Una serie di nove anfore costituisce l'esemplificazione rimastaci del tipo di vaso ch'egli ha preferito decorare nel suo primo periodo. L'anfora di New York 06.1021.69 e l'anfora della collezione Northampton sono le due più antiche, databili a poco dopo il 560 a. C. Sia l'una che l'altra presentano racchiuse come in metope due scene di guerrieri che indossano le armi. L'anfora di Castle Ashby ha in più sul collo una scena con Dioniso, Arianna e satiri. Più recenti sono l'anfora di Monaco 1383 e quella di Ginevra I 4, che recano sulla faccia principale la figura di Dioniso e giovani. Un'anfora della raccolta Guglielmi reca la rappresentazione della visita di Dioniso ad Icario. La differenza di questi due gruppi di anfore è data dallo schema compositivo, meno paratattica nel secondo, della collocazione di una figura centrale tra altre quattro e dalle pieghe più libere dei panneggi. Il medesimo schema compositivo ricorre in un gruppo di anfore di Berlino (1688, 1691, 1689, 1690), con scene di Eracle introdotto nell'Olimpo, di Hermes, di Dioniso e comasti. A questo primo periodo appartengono pure la rappresentazione di un soggetto raro - due giovani che domano cavalli - e quella di una quadriga vista di faccia (Ermitage 161; Bonn, Akad. Kunstmuseum 504; Londra B 524, oinochòe), una coppa miniaturistica (Louvre F 75), con una battaglia tra opliti e cavalieri su un lato e Dioniso col thìasos sull'altro, e due coppe a forma di kotöle (Louvre A 479 e Acropoli 1241). Il periodo immediatamente successivo è invece rappresentato preferibilmente da oinochòai, Louvre F 30 e Würzburg 332, la prima con l'introduzione di Eracle nell'Olimpo, la seconda con un doriforo ed altre figure, risentono ancora dell'eredità dell'arcaismo. Nell'oinochòe di Londra B 471, con Perseo e la Gòrgone, il Pittore di A. riesce invece a liberarsi da questa eredità. Egli si è cimentato però anche con le lèkythoi, quelle del vecchio tipo detto "di Deianira". In questi vasi il pittore si manifesta in tutta la bellezza del suo disegno; più di vent'anni separano dall'anfora di Castle Ashby la lèkythos di Atene 404, in cui il mantello di Elena è tutto pieno di leggere ondulazioni e di molli curve, in contrapposizione alle liscie superfici del peplo di Arianna di Castle Ashby. Tre anfore di questo tipo più pesante e massiccio appartengono a questo periodo (Berlino 3210, con Achille e Teti; Samo, con comasti; Würzburg 265, con Dioniso e satiri). Nell'anfora con Teti, nella scena di guerrieri che indossano le armi, il centro della composizione (Achille e lo scudo), ha un secondo piano nella figura di Tetide e specialmente in quella di un altro guerriero. L'ultima fase di sviluppo del Pittore di A. è rappresentata da tre anfore a collo, due a Boston (01.8027, con scena d'armamento e la disputa per il tripode; 01.8026, con due guerrieri su un lato ed Atena e una figura barbata sull'altro) e una a Parigi (Cab. Méd. 222, con Dioniso e due baccanti abbracciate su un lato, ed Atena e Posidone sull'altro). Specialmente nel gruppo del ratto del tripode, cosi plasticamente reso, il pittore è vicino ad una forma quasi classica; le pieghe dei chitoni sono rese con un senso tridimensionale, secondo un modo di disegnare le pieghe che incomincia nell'ultimo quarto del VI sec. a. C. Contemporaneamente a queste ultime anfore il Pittore di A. decorava per Atena uno dei più bei pìnakes dedicati alla dea (Acropoli 2510 - Agorà AP 1702), che la raffigura pròmachos. In quest'ultimo periodo l'oinochòe bassa diventa sempre più comune. In quella di Bristol H 803 il pittore ha raffigurato lo sport a lui preferito, la caccia. Una delle ultime opere del pittore è certamente l'oinochòe sferoidale Vaticano 432, con un uomo seduto, una donna e giovani, dipinta in una maniera - comune anche ad altri vasi - più dimessa che quella delle anfore monumentali: essa si può datare attorno al 525 a. C.
Una caratteristica comune alle pitture di tutti i periodi è il sapiente uso della linea, l'eccellente senso della composizione, l'abilità di ravvivare gli abiti col colore, l'incisione e gli ornamenti, però l'artista, se è un grande decoratore, non si limita a questi dati esteriori, ma dà vita alle sue figure. Certamente i suoi giovani, ben più che quelli del pittore "Affettato" (v.) o di quello "dai Gomiti in fuori" (v.), sono quelli che più si avvicinano alle statue marmoree dei koùroi attici. Exekias non ha minor interesse per il nudo, ma non ne sfrutta tutte le possibilità, dipingendo spesso le sue figure sedute, contrariamente a quanto fa il Pittore di Amasis. Questi è fondamentalmente un artista attico, e, se qualche particolarità della sua pittura sembra derivare dà qualche ambiente non attico, questo potrebbe essere piuttosto corinzio che ionico.
Bibl: L. Adamek, Unsignierte Vasen des A., Praga 1895; J. D. Beazley, Development, pp. 56-62; Black-fig., pp. 150-8; S. Karouzos, The A. Painter, Oxford 1956.