EFESTO, Pittore di
Ceramografo attico attivo nei decenni immediatamente successivi alla metà del V sec. a. C. È considerato da J. D. Beazley un tardo manierista alla stregua del Pittore del Duomo e altri: ma in realtà ben poco rimane in lui di questa tradizione formale un poco esteriore e distante: mentre, d'altro lato, il suo temperamento vigoroso e drammatico lo riconnette al mondo intenso e appassionato del gruppo di Polygnotos. Nonostante il segno scabro e impreciso, che alle volte arriva sino alle frettolosità sgrammaticate, il Pittore di E. è un artista vigoroso e incisivo. Il vaso da cui prende il nome, il grande cratere a colonnette di Napoli con il ritorno di E., può dirsi un esempio estremamente felice a illustrare il temperamento dell'artista. Le figure si accavallano in un corteo drammatico e tumultuoso che bene riflette la poca chiarezza d'idee che domina nel povero cervello del pittore, greve dell'influenza di Dionysos. La pittura nello stesso tempo pone i termini delle possibilità del maestro con la sua veemenza impulsiva e barocca e la poca chiarezza organizzativa. Sono frequenti nell'opera del Pittore di E. storie mitiche poco comuni e intensamente drammatiche, che vanno dallo accorato idillio pastorale della morte di Procris, ad Oreste assalito dalle Erinni, e al grandioso barocco di Teseo in lotta con mostri e banditi.
Bibl.: J. D. Beazley, Vasenm. rotfig., p. 415; id., Red-fig., p. 390.