EUPOLIS, Pittore di
Ceramografo attico, della tecnica a figure rosse, operante intorno alla metà del V sec. a. C. Come può indicare il nome stesso - tratto però non già da quello del poeta comico, ma da una iscrizione che designa un satiro adolescente nel cratere di Vienna - si tratta di uno di quegli artisti che si sono dedicati di preferenza a rendere certi aspetti cerimoniali e simbolici del mondo dionisiaco. Come il Pittore di Villa Giulia, i Pittori di Methyse, di Chicago, della Phiale e altri, egli compone armoniose scene di culto a Dioniso, e sviluppa corteggi con menadi e figure allegoriche o vagamente allusive. Il suo segno non possiede la musicalità troppo insistita e scoperta del Pittore di Methyse o del Pittore di Chicago: e le sue lunghe figure si raccomandano a una certa freschezza vacua e trasognata, che risulta particolarmente riposante in un mondo sempre più invaso dai fuochi sotterranei di una passionalità intensa e sottomessa. La stessa disinvolta franchezza il pittore porta nelle scene mitiche, tra cui particolarmente attraente quella del perduto cratere Rosi, che ha permesso a J. D. Beazley di ricostruire un'altra di quelle drammatiche storie di esistenze sospese tra la vita e la morte, la storia dell'immortalità (Athanasia [v.]) concessa a Tideo e poi ritolta.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig., p. 668; id., in Journ. Hell. Stud., LXVII, 1947, p. i ss.