MELEAGROS, Pittore di
Ceramografo attico che deriva il nome da un soggetto che appare ripetuto più volte nella sua produzione. Egli lavora forse ad Atene, ma la massima parte dei suoi vasi è stata ritrovata in Italia, e deriva il suo stile dal Pittore della Centauromachia di New York. È attivo al principio del IV sec. a. C., e i suoi lavori più antichi sono migliori di gran lunga di quelli della maturità: il suo linguaggio figurativo è improntato a quel gusto che i seguaci di Meidias (v. meidias, 1°) avevano messo di moda, cioè a una grafia sciolta e fluida, ma monotona e convenzionale. Non dimostra una particolare predilezione per una determinata forma di vaso, mentre nei soggetti, oltre al mito di Meleagro ed Atalanta dei crateri di Vienna n. 158 e di Würzburg 522, dell'anfora di Atene 15113 e di Toronto 388, della hydrìa di Ruvo (Jatta 1418), si nota una grande predilezione per la leggenda di Dioniso e del suo seguito, raffigurata su un numero notevole di vasi, tra cui un cratere a campana di Napoli (931); e per scene di vita orientale, come le danze davanti ad un sovrano orientale nel ricordato cratere di Vienna 158, nel cratere di Atene 12489, la cui scena è rimasta inesplicata. Questa scelta di soggetti è in stretta connessione con le predilezioni della clientela cui la produzione ceramica ateniese di questo periodo era destinata, cioè alle città dell'Italia meridionale e a quelle delle coste dell'Asia Minore.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig., p. 870 ss.; G. M. A. Richter, Attic Red-Figured Vases, New Haven 1945, p. 157.