PRIAMO, Pittore di
Ceramografo attico operante entro l'ultimo venticinquennio del VI sec. a. C. Dipinge in prevalenza grandi vasi, anfore tipo A e hydrìai, con alcune assai meno significative neck-amphorae.
Una figurazione breve e concisa risulta assai spesso scolorita e senza carattere: mentre nelle grandi scene solenni e cerimoniali egli rivela un notevole gusto per gli sviluppi concertati e per i ritmi chiari e ben scanditi. Numerosissime sono di conseguenza le partenze in carro tra cui alcune riferibili all'apoteosi di Eracle, e la più famosa, a cui è legato il nome, con la missione di Priamo per il riscatto del corpo di Ettore. E anche in questo caso non è già la commozione o la drammaticità dell'evento che egli intende o si studia di rendere, quanto il racconto ampio e diffuso, armoniosamente sostenuto. Del resto un peculiare interesse narrativo si rivela anche nella scelta di miti strani, a volte inspiegabili per noi, come quello di Eracle con il gran serpente presso la fontana (a Boulogne) o quello con lo stesso eroe e l'uomo addormentato (a Civitavecchia): e ugualmente nei nomi di personaggi, anche collaterali che egli insiste a iscrivere. Le sue figure gentili ed allungate, a volte arricchite di raffinate decorazioni in graffito nelle vesti si dispongono in gruppi armoniosi, ma rimangono elusive, non impegnate. Mentre tipica per la sua peculiare sensibilità ritmica la processione di divinità a coppie vigorosamente scandite negli aggruppamenti e negli intervalli. L'hydrìa di Madrid con la partenza di Priamo che è probabilmente tra le sue opere più mature, rivela nelle proporzioni ampie e molli e nella sottile indagine anatomica del corpo dell'auriga visto di tre quarti nudo non tanto un cambiamento di indirizzo, quanto un contatto con la nuova tradizione dei pittori a figure rosse, forse con Euthymides.
Bibl.: J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 330.