PRINCETON, Pittore di
Ceramografo attico a figure nere operante entro il terzo venticinquennio del VI sec. a. C. Partendo da un vaso del museo di Princeton che peraltro sembra rappresentare piuttosto un punto medio che uno degli apici della sua produzione, J. D. Beazley gli assegna ventisette grandi anfore e hydrìai, a cui si affianca un altro nutrito gruppo di opere attribuito alla sua cerchia.
Come la più parte dei suoi contemporanei il pittore procede dalla esperienza di Exekias. E nella massa dei minori egli riesce peraltro a conquistarsi una fisionomia abbastanza precisa specialmente per effetto dell'impegno e della coscienziosità del lavoro in deciso contrasto con la rilassatezza sempre più sentita nella tarda produzione ceramica a figure nere. Il Pittore di P. predilige le figurazioni vaste ed elaborate di intonazione prevalentemente epica: congressi di divinità, partenze di eroi, battaglie. Questo programmatico fragor d'armi si accompagna in verità a forme fragili e attenuate, per modo che è piuttosto il tessuto fitto e variato delle figurazioni che ne sostiene il tono piuttosto che una reale integrità di visione. Il pittore si distingue anche per l'impegno con cui sono condotti gli elaborati e varî bordi a palmette e infiorescenze che inquadrano le scene a cui corrisponde il sottile lavoro di graffito e la frequenza di ritocchi di colore con cui avviva le vesti. E in questa appassionata urgenza per l'ornamentazione sembra di intendere un'anticipazione e come un sostituto di quello che sarà uno dei problemi centrali dell'arte greca dell'ultimo arcaismo, la conquista di un drappeggio articolato fluidamente organizzato e in certa misura, libero.
Bibl.: J. D. Beazley, in Ann. Brit. Sch. Athens, XXXII, 1934, p. 17 ss.; id., in Journ. Hell. St., LIX, 1939, p. 305; id., in Black-fig., 1956, p. 298 s.