SABUROFF, Pittore di
Ceramografo attico che deriva il nome da un lebete nuziale di Berlino, già nella Collezione Saburoff, con una matrona e la sua ancella. La sua cronologia è precisata dalla acclamazione alla bella Archediche, la celebre etera di Naukratis ricordata da Erodoto e da Ateneo (ii, 135 e xiii, 556 d), su di una lèkythos di New York (26.60.78): egli è pertanto attivo verso la metà del V sec. a. C.
Le sue forme preferite sono le coppe a figure rosse e le lèkythoi a fondo bianco, rinvenute in tutto il bacino del Mediterraneo, specialmente in Italia e in Grecia, ma anche in Spagna e precisamente ad Ampurias. I vasi a lui attribuiti, o vicinissimi al suo stile, assommano a oltre duecento, così egli ci appare come uno dei ceramografi più produttivi ed attivi. I soggetti derivano tutti dalla vita quotidiana, raramente appartengono alla mitologia, eccezion fatta per quelli funerarî. Tra questi in particolare va ricordata la lèkythos del Museo Naz. di Atene con la barca di Caronte, nella quale, oltre al delicato e sobrio senso narrativo, si ha un aggruppamento di tre figure secondo gli schemi allora in voga. In genere si può rimarcare che le lèkythoi sono qualitativamente superiori alle coppe. Egli è un decoratore accurato, raffinato disegnatore, sensibile al colore, per cui i suoi lavori, senza raggiungere il livello di grandi opere d'arte sono oggetti fini e delicati.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig., Oxford 1942, p. 556 ss.; G. M. A. Richter, Attic Red-Figured Vases, New Haven 1945, p. 112 s.; E. Buschor, in Münch. Jahr., N. S., II, 1925, p. 175 s. lo chiama il Pittore di Caronte.
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