SETTECAMINI, Pittore di
Ceramografo etrusco del primo periodo delle figure rosse, chiamato così da uno stàmnos di forma speciale al museo di Firenze, proveniente da Settecamini (vicino ad Orvieto). Tutti i vasi che gli vengono attribuiti, hanno scene mitologiche, alcune delle quali di raro interesse.
Allo stàmnos di Firenze, con Ercole fanciullo che strozza i serpenti ed il riscatto di Ettore, se ne aggiunge uno da Vulci (al Cabinet des Médailles a Parigi 947) con un Dioscuro che offre l'uovo a Leda ed Aiace con Tecmessa.
Nel trattamento del mito di Aiace il pittore rivela come la leggenda del giacinto, nato dal sangue dell'eroe, risalga al più tardi alla metà del IV sec. a. C. (età in cui si possono datare i vasi), mentre non ne avevamo notizie nella letteratura prima del III secolo.
Un altro mito, di cui abbiamo una redazione unica, si trova in una coppa (Cabinet de Médailles di Parigi 1066) con la rappresentazione di Pasiphae che allatta il Minotauro. Le palmette della coppa sono simili a quelle del Pittore di Jena. La parte più scadente del pittore si rivela in un vaso di Parma proveniente da Vulci con scene del mito di Odisseo.
L'Albizzati attribuisce questi vasi, datati nella prima metà del IV sec. a. C., alla fabbrica di Vulci.
Bibl.: C. Albizzati, Una fabbrica Vulcente di vasi a figure rosse, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, XXXVII, 1918-19, pp. 126-132; J. D. Beazley, Etr. Vsae-paint., pp. 6; 52-55; 64.