TALEIDES, Pittore di
Ceramografo attico, attivo entro il terzo venticinquennio del VI sec. a. C. Oltre che con Taleides collabora con il vasaio Timagoras, notissimo per le due hydrìai del Louvre e per l'ipotesi, ora caduta, che si trattasse di una donna artista, essendo la firma in tutti e due i casi priva della sigma finale.
Il Pittore di T. dipinge ugualmente coppe di stile miniaturistico, lèkythoi e grandi vasi con scene complesse e impegnative. È lecito ritenere con altri studiosi che, nonostante le sue notevoli possibilità il pittore si trovasse più a suo agio nei limiti più modesti dei piccoli vasi e delle coppe miniaturistiche. Anche la sua eredità artistica, che può esser ricondotta ad Amasis, portava il pittore verso eleganze formali e predominante senso decorativo. Nel suo mondo anche le azioni violente quali l'uccisione del Minotauro nell'anfora di New York si risolvono senza urti e senza tensioni drammatiche. E le sue lunghe figure dalle fragili, delicatissime giunture si muovono con un riserbo e un equilibrio che rivelano la severa educazione e la sorvegliatissima reticenza formale che si richiede a un pittore di coppe miniaturistiche.
Bibl.: J. C. Hoppin, Black-fig., p. 345; J. D. Beazley, in Journ. Hell. St., LII, 1932, pp. 197; 193; D. v. Bothmer, in Bull. Metr., 1947, p. 221; id., in Am. Journ. Arch., LXIII, 1954, p. 187; J. D. Beazley, Black-fig., p. 174 ss.; Nachod, in Pauly-Wissowa, IV A, 1932, c. 2066; R., in Thieme-Becker, XXXII, 1938, p. 415.