TROILOS, Pittore di
Ceramografo attico, operante nei primi decennî del V sec. a. C. Dipinge grandi vasi con figurazioni mitiche complesse e impegnative o con scene atletiche.
Natura felice ed espansiva, non turbata da ricerche di introspezione e altre preoccupazioni del genere, si limita ad assumere e rifrangere con freschezza i modi e il linguaggio dei grandi artisti dell'inizio del secolo, il Pittore di Kleophrades e il Pittore di Berlino. E appunto questo suo temperamento spontaneo, irriflessivo, infantile, lo salva dai maggiori pericoli: il suo candore è tale che non si può accusarlo di aver mancato di senso di misura quando affronta temi maggiori di lui. La figurazione di Troilo e Polissena fuggenti nella hydrìa del British Museum che gli ha dato il nome è piuttosto un assurdo che un'opera mancata. Il pittore è troppo compiutamente irresponsabile perché si possa parlare di mancanza di senso drammatico e di gravità di tono. Non resta che apprezzare i suoi momenti felici e rallegrarsene come dei successi impremeditati di un bambino. E in questo modo sono da intendere il suo gioioso abbandono, la chiarità con cui disegna corpi adolescenti e introduce creature divine parate a festa: Atena che sale sul carro (Copenaghen, C.V.A., tav. 127) e Trittolemo sul carro alato (Wreyland, poi Hearst).
Bibl.: J. D. Beazley, in Journ. Hell. Stud., XXXII, p. 171; id., Vasenm. Rotfig., p. 122; id., Red-fig., p. 190.