TYDEUS, Pittore di
Ceramografo corinzio, il cui nome deriva dall'anfora del Louvre E 640, con la raffigurazione di Tideo (v.) e Ismene.
La sua produzione appartiene in gran parte al secondo venticinquennio del VI sec. a. C. Il Payne ha riunito un primo nucleo di dieci vasi, che sarebbero di uguale mano dell'anfora del Louvre. Il Benson ha escluso dalla lista due oinochòai globulari (v. fiori di loto a croce, pittore dei), ha aggiunto due frammenti da Corinto, una oinochòe a St. Louis e un cratere già nel mercato antiquario, erroneamente dato al Pittore di Ippolito. D. A. Amyx gli attribuisce un'anfora del Louvre (Campana 10482) e, forse un cratere a Firenze (Museo Archeologico, n. 3768). È uno dei migliori pittori del Corinzio Tardo: ha il disegno accurato e la linea facile e fluida, è piacevole, vivace e ricco di movimento. Fa uso esteso della policromia, specialmente nei lavori che furono giudicati più tardi: il bianco è il colore prevalente, che egli adopra anche per le carni maschili. Questa policromia è talvolta eccessiva e dà ai vasi del Pittore di T. un aspetto stridente e sgradito. Anche l'alternarsi ed incrociarsi dei nudi bianchi e neri, come, ad esempio, nel cratere Louvre E 622, nella lèkythos di Berlino (n. 3243), in un amphorìskos del British Museum (B 40), riesce monotona, pesante, stancante. Al Pittore è stato attribuito anche un pinax dipinto, trovato a Penteskouphià.
Bibl.: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, pp. 110 s.; 324 s.; nn. 1359, 1372, 1373, 1392, 1393, 1399; 326, n. 1405; 327, nn. 1429, 1430, 1437; 329 s., nn. 1468, 1480, 1481; A. Rumpf, Malerei u. Zeichnung, Monaco 1953, p. 51; J. L. Benson, Geschichte d. korinth. Vsaen, Basilea 1953, p. 61, n. 108; id., Corinthian Vase-Painters, in Am. Journ. Arch., LXI, 1957, p. 176. Pinax da Penteskouphià: H. Schaal, Griechische Vasen (Bilderhefte z. Kunst u. Kulturg. d. Altertums, III), Bielefeld 1930, tav. 11, 21 (a sin.). Le attribuzioni dell'Amyx sono dovute a comunicazione privata.