REINA, Placido
REINA, Placido. – Ignoti sono l’anno e il luogo della sua nascita, nonché i nomi dei genitori e la loro condizione sociale. Sulla base di calcoli congetturali si può ipotizzare che sia nato nei primi anni del Seicento.
Nulla si sa della sua formazione. Notizie certe sul suo conto si hanno solo a partire dal 1645, quando divenne professore di filosofia naturale presso lo Studium di Messina con un assegno annuale di 40 onze. Mantenne la cattedra ininterrottamente per poco meno di un ventennio, fino al 1671, percependo, a partire dal 29 dicembre 1654, un assegno annuale di 100 onze. Oltre all’attività accademica, Reina esercitò periodicamente anche le cariche di priore del Collegio medico della città e di archiatra del distretto, arrivando così ad appartenere all’élite messinese. Il suo rilievo accademico e politico gli fece meritare, in una data sconosciuta, il titolo di conte palatino.
Reina non si dedicò precipuamente agli studi scientifici, come testimonia il fatto che in questo ambito pubblicò una sola opera: i Proloqui in exornando philosophiae et medicinae laurea Ioanne Petro Corvino, uno scritto esilissimo ed encomiastico. Più rilevante fu il suo ruolo come organizzatore culturale. Reina fu uno dei più importanti soci dell’Accademia della Fucina, un cenacolo che, a partire dal 1639, riunì molti componenti dell’aristocrazia senatoria messinese e diversi professori universitari che insegnavano presso l’Ateneo della città. L’Accademia era contrassegnata da orientamenti antiaristotelici e antigalenici. Quale suo membro, Reina scelse lo pseudonimo di Offuscato: la sua impresa raffigurava una lastra di marmo con alcune lettere incise che venivano riempite con piombo liquido, con il motto «Or più bello apparisce», a significare che l’appartenenza all’accademia, come il fuoco che scioglie il piombo che rende più nitide e leggibili le parole incise nel marmo, aveva migliorato e raffinato la sua cultura.
Reina mantenne molteplici contatti con personalità culturali di spicco dell’Italia secentesca come Angelico Aprosio, detto il Ventimiglia, del quale sostenne pubblicamente e con donazioni il progetto della Biblioteca intemelia, o con Giovanni Alfonso Borelli, che frequentò durante il magistero di quest’ultimo a Messina e con il quale rimase in contatto anche dopo la sua partenza dalla Sicilia, nel 1656. Grazie alla mediazione di Borelli, Reina entrò in contatto con Marcello Malpighi e lo invitò, a nome dello Studium della città dello Stretto, a occupare la cattedra di medicina.
Grande rilievo per la vita politica isolana del tempo ebbe la sua attività di storico e di polemista. I suoi scritti sono parte cospicua dell’ampio corpus di opere che videro la luce in Sicilia nel contesto dell’acceso dibattito legato all’aspra rivalità fra le due maggiori città del Regno, Palermo e Messina. Quest’ultima, grazie a significativi donativi alla Corona, sin dal 1591 aveva ottenuto da Filippo II, oltre a notevoli privilegi di natura economica e fiscale, la prerogativa di ospitare il viceré per metà del suo mandato, generalmente triennale. Questo privilegio era naturalmente contestato da Palermo, che ambiva al titolo di incontrastato caput regni Siciliae. Le tensioni fra le due città sfociarono, tra l’altro, in una nutrita produzione letteraria, di natura pamphlettistica e latamente storica. Il primo scritto rilevante di Reina, sotto lo pseudonimo di Andrea Pocili, è dedicato alla rivolta di Palermo del 1647: l’autore conclude la narrazione degli eventi con un paragone fra la fedele Messina, pronta a prestare soccorso ai suoi governanti, e la ribelle Palermo, immeritevole della stima del sovrano e dei suoi ministri.
Al filone polemico contro Palermo appartengono anche le Ragioni apologetiche del Senato della nobile città di Messina contro il Memoriale dei deputati del regno di Sicilia, e della città di Palermo, sopra la divisione di quel regno, coi fondamenti legali posti nel fine di ciascun capo, tradotte dalla lingua spagnola nella italiana, edite nel 1651, scritte da Reina in spagnolo e poi da lui stesso tradotte: una perorazione dei diritti di Messina ad accogliere per metà del suo mandato il viceré insieme ai principali tribunali del Regno.
La visione del ruolo di Messina all’interno della Sicilia, che è alla radice delle Ragioni apologetiche, trova spazio in un’opera di impianto apparentemente neutro come le Notizie istoriche della città di Messina, un’opera in più tomi. Il primo volume, che narra le vicende storiche dell’intera Sicilia in età antica, fino all’anno 0, venne dato alle stampe nel 1658 per volontà degli Accademici della Fucina. Il secondo volume, che venne pubblicato dieci anni dopo sempre grazie all’impegno dei Fucinanti, copre gli anni dalla nascita di Cristo al 603 d.C.
L’autore parte dal viaggio di s. Paolo in Sicilia, per concentrarsi poi sulla fondazione della prima chiesa sull’isola e sulla lettera inviata dalla Vergine Maria ai messinesi. Diversamente da quanto fatto nel primo volume, l’autore non segue rigidamente l’ordine cronologico nella narrazione degli eventi, ma compie ampie digressioni. La prima è dedicata a Costantino Lascaris e alla sua scuola e ha la finalità di affermare l’autenticità della lettera della Madonna, venerata a Messina. La seconda digressione è dedicata agli imperatori romani, a partire dai Flavii. Un rilievo particolare viene dato alla figura di Arcadio, l’imperatore che, secondo la tradizione civica messinese, aveva dato alla città i primi e più importanti privilegi, primo fra tutti quello di essere capitale del Regno. La terza digressione è dedicata alla diocesi messinese, la prima di Sicilia, poiché a Messina – secondo Reina – venne fondata la prima chiesa nel 40 d.C. con a capo il vescovo Bacchilo. In ultimo Reina si sofferma di nuovo sulla lettera della Vergine e sul culto della Madonna della Lettera.
Il terzo volume delle Notitie istoriche della città di Messina venne pubblicato postumo nel 1743, all’interno del Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae.
Con queste opere di natura storico-apologetica, Reina guadagnò la stima di Leone Allacci, in quel momento bibliotecario della Biblioteca Vaticana, e del veneziano Giovan Francesco Loredan.
Carattere più scopertamente politico ha L’Idra decapitata, ovvero la risposta a cento capi del Memoriale stampato sotto nome del regno di Sicilia e della città di Palermo, sopra la residenza della Regia Gran Corte nella città di Messina, un’opera scritta nuovamente sotto pseudonimo. Reina, infatti, come sottolinea nell’introduzione al testo, con tale scritto risponde a «un Memoriale di cento capi da presentarsi a S.M. in nome della Diputazione del Regno di Sicilia, e della città di Palermo, pieno tutto di punture, e di maldicenze contro la Città di Messina», contestando punto per punto quanto avanzato dalla città di Palermo nei confronti della rivale. A questo testo rispose con pari spirito polemico il palermitano Francesco Strada scrivendo Le glorie dell’aquila trionfante, dato alle stampe solo nel 1682.
Morì, pare, in età avanzata, a Messina il 13 luglio 1671.
Le sue opere continuarono a essere lette e apprezzate, come del resto testimonia la stampa postuma della terza parte delle Notitie istoriche. In particolare, i suoi scritti che esaltavano il ruolo di Messina all’interno della Sicilia e il grado di importanza che le spettava, e che le veniva negata nell’ambito della monarchia spagnola, furono testi di riferimento per il gruppo messinese che avrebbe dato prova di sé nella rivolta del 1674-75 contro il sovrano.
Opere. Sotto lo pseudonimo Andrea Pocile: Delle rivoluzioni della città di Palermo avvenute l’anno 1647, Verona 1648; Proloqui in exornando philosophiae et medicinae laurea Ioanne Petro Corvino, Messanae 1650; Ragioni apologetiche del Senato della nobile città di Messina contro il Memoriale dei deputati del regno di Sicilia, e della città di Palermo, sopra la divisione di quel regno, coi fondamenti legali posti nel fine di ciascun capo, tradotte dalla lingua spagnola nella italiana, Messina 1651; Il ponte eretto all’Illustrissimo ed Eccellentissimo Principe di Paternò Duca di Montalto, di Bivona per la solenne entrata e possesso di Viceré nella nobilissima città di Messina, Messina 1657; Relazione della festa della sacra Lettera scritta da Maria Vergine ai Messinesi, Messina 1657; Notitie istoriche della città di Messina, I, Messina, 1658; sotto lo pseudonimo Idropolare Copa: L’Idra decapitata, ovvero la risposta a cento capi del Memoriale stampato sotto nome del regno di Sicilia e della città di Palermo, sopra la residenza della Regia Gran Corte nella città di Messina, Valenza 1662; Notitie istoriche della città di Messina, II, Messina 1668.
Fonti e Bibl.: Delle lettere del sig. Giovan Francesco Loredano raccolte da Henrico Giblet. Parte II, Venetia 1684, p. 107; A. Mongitore, Bibliotheca Sicula sive De Scriptoribus Siculis qui tum vetera, tum recentiora saecula ilustrarunt, notitiae locupletissimae, Panormi 1714, p. 187; G. Mira, Bibliografia siciliana ovvero Gran dizionario bibliografico, II, Palermo 1881, p. 277; G. Nigido-Dionisi, L’Accademia della Fucina di Messina (1639-1678) ne’ suoi rapporti con la storia della cultura in Sicilia, con cenni biografici, indicazioni e descrizioni bibliografiche, Catania 1903, pp. 11, 13, 45, 87 s., 98, 100, 138-140, 173 s., 197 s., 208, 216, 218, 226, 228, 237 s., 240, 243 s., 249, 252; C. Dollo, Modelli scientifici e filosofici nella Sicilia spagnola, Napoli 1984, pp. 142, 150, 159, 178, 189, 257; F. Benigno, La questione della capitale: lotta politica e rappresentanza degli interessi, in Società e storia, XLVII (1990), p. 38; G. Lipari, Gli annali dei tipografi messinesi del ’600, Messina 1990, p. 153; D. Novarese, Istituzioni di politica e studi di diritto fra Cinque e Seicento. Il Messanense Studium Generale tra politica gesuitica e istanze egemoniche cittadine, Milano 1994, pp. 235, 242.