plaga [plur. plage, in rima]
Ricorre solo nel Paradiso, e vale " zona ", " regione ": con tal plaga / che ciascun giorno d'Elice si cuopra, / rotante col suo figlio (XXXI 31) D. allude a " quelle terre dell'estremo settentrione (oltre il 55° parallelo), sulle quali ogni giorno passano allo zenit le costellazioni dell'Orsa maggiore e di Boote " (Sapegno).
In XXIII 11 [Beatrice] stava eretta / e attenta, rivolta inver' la plaga / sotto la quale il sol mostra men fretta, D., a giudizio di quasi tutti gl'interpreti antichi e moderni, ha inteso indicare " la parte meridiana del cielo, dove il sole... ‛ men ' par che si muova " (Ottimo), cioè " sembra procedere più lentamente "; e il Buti, secondo il suo criterio d'interpretazione allegoristica, aggiunge che " questo finge l'autore, perch'elli vuole mostrare che Cristo colli suoi Apostoli, con tutti li beati del Vecchio Testamento si rappresentino nel cielo ottavo, tra' quali Cristo splendeva come e più che 'l Sole; sì che degna cosa è che elli finga che Cristo si rappresentasse nel mezzo dì acciò soprastesse sopra tutti li beati, come lo Sole sta sopra noi quando è al meridiano ". Il Porena, seguito dal Chimenz e dal Sapegno, precisa che " qui Dante vuole semplicemente indicare... la parte più alta del cielo; ché quanto al Sole, esso è ormai sotto i loro [di D. e Beatrice] piedi ". Ma secondo Benvenuto, ripreso dal Serravalle, il poeta ha voluto designare la parte orientale del cielo, in quanto, al suo sorgere, il sole " videtur tardius ascendere ": interpretazione, questa, riproposta dall'Antonelli (citato in Casini-Barbi), il quale ritiene che dalla costellazione dei Gemelli Beatrice riguardasse in quella del Cancro, cioè verso oriente, donde era conveniente che apparisse Cristo trionfante.
Il termine è usato anche a designare una " zona " del cielo: quindici stelle... 'n diverse plage / lo cielo avvivan di tanto sereno / che... (XIII 4).