PLATEARIO
, (Platearius). – Con questo cognome si indica un singolo medico (secondo Salvatore De Renzi, una dinastia di medici; cfr. infra) del XII secolo, ascrivibile alla fioritura della scuola medica di Salerno.
A ‘Plateario’ si attribuisce la redazione di diverse opere: una Practica, un Liber de simplici medicina (o Circa instans), un Liber iste (o Glossae Platearii), le Regule urine.
La Practica o Practica brevis è uno dei numerosi manuali di clinica medica prodotti all’interno della scuola di Salerno; diviso in 67 capitoli, descrive sintomi e cure di varie malattie a capite ad calcem, e delle febbri. Basato su varie fonti (Ippocrate, Galeno, Teofilo, Alessandro di Tralle, Rufo di Efeso, Costantino Africano, Stefano di Antiochia e forse il Passionarius di Garioponto), il testo è caratterizzato da una decisa dimensione pragmatica e dallo spazio limitato concesso alla teorica medica. È trasmesso in 82 codici latini, e da traduzioni in anglo-normanno, inglese, italiano, catalano, e forse ebraico e gaelico.
Il Circa instans è una raccolta alfabetica di medicamina simplicia, ovvero di sostanze semplici ricavate da piante, animali e minerali basata su un’ampia biblioteca di fonti antiche, non tutte identificabili con certezza (tra cui Dioscoride, Costantino Africano, Odo di Meung) e forse contemporanee (il De sinthomatibus mulierum attribuito a Trotula, il Liber iste, l’Antidotarium Nicolai). È trasmesso in circa 240 mss., dei quali 137 completi; le attribuzioni a un esponente dei Plateario sono in gran parte rare e tardive (la più antica, XIII secolo, è al momento quella del codice Tortosa, Archivo de la Catedral, 234: «Herbolarius secundum magistrum Platearium»).
Il Liber iste (attestato al momento in 33 codici, ma il cui numero è sicuramente superiore) è una raccolta di glosse riguardanti le medicine semplici utilizzate nella preparazione dei composita, nata come commento all’Antidotarius magnus salernitano e certamente influenzata dal corpus di traduzioni di Costantino Africano.
Le Regule urine (5 mss. a oggi noti; oggetto di ricerche da parte di Victoria Recio Muñoz) sono un piccolo trattato di urologia, in cui si definisce la natura dell’urina e i signa che essa fornisce alla diagnosi delle varie patologie.
Gli indizi documentari disponibili per l’attribuzione di queste opere ai Plateario – indizi per lo più derivati dalle opere medesime, con scarso apporto di documentazione esterna – sono estremamente labili; la stessa identificazione delle singole personalità risulta problematica e fortemente ipotetica, con diverse teorie. Per certi versi, si può dire che «Plateario/rii» è un’etichetta creata dalla storiografia, utile per caratterizzare identità non distinguibili.
A favore dell’esistenza di una famiglia si pronunciò Salvatore De Renzi (Storia documentata della scuola medica di Salerno, 1857; cfr. V. Cappelletti - F. Di Trocchio, De Renzi, Salvatore, Dizionario biografico degli Italiani, XXXIX, 1991, pp. 112-118) che elaborò, sulla base delle citazioni in terza persona presenti nelle opere in questione, una genealogia dei «Platearii» comprendente non solo Matteo Plateario e Giovanni Plateario, vissuti verso la metà del XII secolo e autori rispettivamente del Circa instans e della Practica, ma anche un Matthaeus senior marito della medichessa Trotula, e in seguito definito Archimatthaeus (1090-1120), autore del De adventu medici ad aegrotum e delle Regule urine. L’ipotesi dell’esistenza di una famiglia di Platearii è stata ripresa, sebbene in chiave dubitativa, da Hartmann, (Die Literatur des Früh- und Hochsalerno und der Inhalt des Breslauer Codex Salernitanus, 1919) che distingue un Giovanni Plateario senior (Johannes Platearius der Ältere) medico, ma non autore di opere di medicina, un Giovanni Plateario iunior (Johannes Platearius der Jüngere), autore della Practica e delle Regule urine, e un Matteo Plateario, autore del Circa instans e delle Glossae Platearii (Hartmann, cit., pp. 15-17 e 26-28).
In effetti l’autore della Practica, che si presenta nel prologo come «ego Platearius» (ed. crit. Recio Muñoz, La Practica de Planetario, in corso di stampa, p. 126, l. 3; ma talvolta specificato come Iohannes, meno frequentemente come Matthaeus), fa riferimento a suo padre come a un medico (ma non come autore di opere mediche). L’autore del Circa instans menziona invece come medico in un’occasione un Matthaeus Platearius, oltre a una «mater Platearii» (un paio di volte). Ciò potrebbe essere riferito all’uso medievale di riunire i medici in una gilda e di trasmettere il mestiere ai figli.
Dibattuta è anche l’identità di Matteo senior e la sua identificazione con l’Archimatthaeus. Non è infatti possibile stabilire se si tratti dello stesso Matthaeus Platearius di cui parla l’anonimo autore della Vierte Salernitaner Anatomie come di un maestro di anatomia e autore di dissezioni («Matthaeum siquidem Platearium, lucernam et decorem, theoricae practicaeque Salernitanorum phisicorum gemmam, praeceptorem in hoc sequens, qui et in anathomiae lectione euidenter sub sociorum oculis monstrauit, nil inferens ficticii, nisi quae oculis propriis ipse vidi et quae probabilius rationibus et auctoritate sunt munita veterum», Sudhoff, 1928, p. 41, ll. 13-18); con questa ipotesi consente, peraltro senza addurre prove, Paul Oskar Kristeller, (1986), che parla di Matteo Plateario come di un maestro: «vissuto nella prima metà del sec. XII e la cui esistenza è storicamente accertata» e come «il primo che praticò la dissezione di animali nelle aule di Salerno» (pp. 38 s.). La collocazione cronologica nei decenni tra XI e XII secolo e l’identificazione con l’Archimatthaeus vengono rigettate da Hermann Grensemann (1996, pp. 234 s.), che colloca l’attività dell’Archimatthaeus nella seconda metà del XII secolo, e la slega in questo modo da ogni connessione con la famiglia dei Platearii.
Definitivamente respinta è anche l’identificazione tra un altro medico della scuola salernitana, Iohannes de Sancto Paulo, autore del Breviarium e del Liber de simplicium medicinarum virtutibus, e Platearius (Matthaeus, Iohannes, o entrambi), sostenuta, tra gli altri, dal Johann Albert Fabricius (1746, V, p. 888), da Albrecht von Haller (1776, I, p. 432), e da Christian Gottlieb Joecher (1751, col. 1622; riepilogo della questione in Kroemer, 1919, pp. 48-56, con rinvio a Fabricius, Haller e Joecher). Parimenti inattendibile appare la proposta di Pietro Capparoni (Capparoni 1924; cfr. V. Cappelletti - F. Di Trocchio, Capparoni, Pietro, Dizionario biografico degli Italiani, XVIII, 1975, pp. 700-704), che identifica un solo Plateario nel Iohannes di Platea morto nel 1161, e basata sulla sola menzione, nel registruum mortuorum da lui edito, di un Iohannes, senza che venga specificata la sua professione.
Riferite a un Platearius (dunque, almeno in apparenza a un individuo non determinato), ma preziose in vista di una collocazione cronologica più precisa, sono le testimonianze indirette, provenienti da altri autori. Egidio di Corbeil (1140 circa - 1224 circa) e Urso di Salerno (1180 circa - 1225) ricordano un Platearius come doctor Platearius oppure Mathaeus Platearius (Egid. Corb. Comp. Med. vv. 52-55; 110-113 e 1228-1229; cfr. Kristeller, 1986, pp. 38 s., nota 66). Queste testimonianze, insieme al terminus ante quem fornito dall’età dei codici più antichi (gli ultimi decenni del XII secolo), permettono di collocare il floruit di Platearius tra il 1150 e il 1180.
Una risposta definitiva alla questione dell’esistenza di uno o più Platearii potrà venire dal confronto analitico tra le opere attribuite a Platearius, e tra esse e opere contemporanee che evidenziano alcuni dati comuni, come l’Antidotarium Nicolai o la Practica dell’Archimatthaeus. La cronologia dei manoscritti più antichi del Circa instans e della Practica sembra comunque supportare il quadro temporale proposto.
La Practica cita la Regalis dispositio di Stefano d’Antiochia (completata nel 1127) ed è posteriore a questa data, essa ha un termine ante quem costituito dalla datazione del codice più antico London, BL, Sloane 370, databile alla seconda metà del XII secolo, e dalla rapida circolazione (integrata da passaggi delle Practicae di Bartolomeo e di Trota e del Liber aureus di Giovanni Afflacio nota come De aegritudinum curatione) dei decenni successivi.
Il Circa instans è databile agli ultimi decenni del XII secolo , in quanto testimoniato da un codice di Breslau (distrutto nel corso della seconda guerra mondiale); la circostanza è confermata dalla circolazione del testo (nella versione ampliata nota come Liber simplicium medicinarum) in una serie di manoscritti di fine XII-inizi XIII secolo (per es., New York, New York Botanical Garden, MS 11 [olim «Starkenstein A], Cambridge, Trinity College, MS R.14.40 [912], Paris, Bibliothèque nationale de France, MS lat. 14025), e in via di ipotesi (controlli in Ausécache e Ventura) dal confronto con un’altra opera di Platearius, il Liber iste (che, sulla base dei codici più antichi, sarebbe quasi contemporaneo al Circa instans).
Problemi diversi, di attribuzione, si pongono invece per il Liber iste e per le Regule urine.
L’attribuzione a Platearius del Liber iste poggia essenzialmente sul titolo alternativo dell’opera, Glossae Platearii, che ha permesso a studiosi come Friedrich Hartmann di attribuirla allo stesso compilatore del Circa instans (attribuzione respinta da Müller, 1942). La questione andrà riconsiderata, sulla base della scoperta, da parte di Ausécache (2007) di una prima (versio A) e di una seconda (versio B) redazione del testo. Quanto alle Regule, la datazione sarebbe compatibile con la cronologia di Platearius (la testimonianza dei manoscritti sinora identificati da Recio Muñoz – Oxford, Bodleian Library, Digby 79; Cambridge, Kings College 21 – consente infatti di affermare che l’opera era già diffusa nel XIII secolo), ma il trattatello è assegnato a Platearius da parte di De Renzi sulla base soltanto di una glossa marginale del codice Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 96 (s. XV).
La diffusione delle principali opere dei Platearii fu rapida e ampia, come dimostrano i numerosi manoscritti e le differenti traduzioni.
L’influenza della Practica è attestata, nel XIII secolo, dal Thesaurus Pauperum di Pietro Ispano (1205 circa-1277), dal Breviarium Practicae di Pseudo-Arnaldo da Vilanova, dal De proprietatibus rerum (1230 circa-1240) di Bartolomeo Anglico e dal Compendium medicinae di Gilberto Anglico. L’opera fu tradotta in anglo-normanno (Hunt, 1994), italiano, catalano, ebraico (panoramica in Recio Muñoz, in corso di stampa).
Il Circa instans è noto in almeno 6 differenti redazioni. Quattro sono edite a stampa (in Das Arzneidrogenbuch in der Salernitanischen Handschrift der Breslauer Stadtbibliothek (Nr. 1302), a cura di F.-H. Holler, 1942; in Tractatus de herbis, a cura di I. Ventura, 2009; Wölfel, 1939, e Practica Io. Serapionis dicta breviarium. Liber Serapionis de simplici medicina. Practica Platearii. Liber de simplici medicina dictus Circa instans, 1497; panoramica in Ventura, 2007, 2012, 2015), altre sono attestate da codici isolati. Il testo fu tradotto in francese (Livre des simples médecines, a cura di C. Opsomer et al., 1984, e Livre des simples médecines, a cura di P. Dorveaux, 1913; liste dei codici in Ausécache (2011), tedesco e olandese (lista in Keil, 1978), inglese (lista in Garrido Anes, 2005), catalano, italiano, provenzale (Milani, 2004), danese, ebraico (lista in Steinschneider, 1893), serbo e gaelico. La tradizione indiretta (XIII-XV secolo) conta estratti in Pietro Ispano e Bartolomeo Anglico, nel De natura rerum di Tommaso di Cantimpré, nello Speculum naturale di Vincenzo di Beauvais, nelle Pandectae di Matteo Silvatico, nell’Hortus sanitatis, e in erbari come l’Herbarius di Christannus di Prachhatiz.
Quanto al Liber iste (lista dei codici in Ausécache, 2007), la sola ricezione volgare nota è quella tedesca, attestata peraltro già nel XIII secolo come mostra il Deutsches Salernitanisches Arzneibuch (cfr. Haage-Wegner, 2007). La ricezione indiretta è limitata al De laudibus et virtutibus compositorum di Egidio di Corbeil, una versificazione dell’Antidotarium Nicolai e del Liber.
Fonti e Bibl.: Practica Io. Serapionis dicta breviarium. Liber Serapionis de simplici medicina. Practica Platearii. Liber de simplici medicina dictus Circa instans, Venetiis 1497; Le Livre des simples médecines: traduction française du Liber de simplici medicina dictus Circa Instans de Platearius tiré d’un manuscrit du XIIIe siècle (MS 3113 de la Bibliothèque Ste. Geneviève de Paris) […], a cura di P. Dorveaux, Paris 1913; H. Wölfel, Das Arzneidrogenbuch Circa instans in einer Fassung des 13. Jahrhunderts aus der Universitätsbibliothek Erlangen. Text und Kommentar als Beitrag zur Pflanzen- und Drogenkunde des Mittelalters, Diss., Berlin 1939; Liber simplicium medicinarum, in F.-H. Holler, Das Arzneidrogenbuch in der Salerni-tanischen Handschrift der Breslauer Stadtbibliothek (Nr. 1302), Diss., Berlin 1940; E. Müller, Der Traktat ‘Liber iste’ (die sogenannten Glossae Platearii) aus dem Breslauer Codex Salernitanus, Diss., Berlin 1942; Livre des simples medecines, a cura di C. Opsomer et al., I-II, Antwerp 1984; M. Milani, ‘Aloes es caut et sec...’: edizione di un erbario occitano, in La parola del testo, VIII (2004), 2, pp. 369-391; Ps. Bartholomaeus Mini de Senis, Tractatus de herbis (MS London, BL, Egerton 747), a cura di I. Ventura, Firenze 2009; V. Recio Muñoz, La Practica de Plateario. Edición crítica, traducción y estudio, Firenze (in corso di stampa).
A. Fabricius, Bibliotheca latina mediae et infimae latinitatis, Hamburg 1746; C.G. Joecher, Allgemeines Gelehrten Lexikon, Leipzig 1751; A. von Haller, Bibliotheca medicinae practicae, Basel 1776; S. De Renzi, Collectio Salernitana, Napoli 1852-1859, 20012, I, pp. 161 s., 180-183, 228-235; Id., Storia documentata della Scuola medica di Salerno, Napoli 1857, Salerno, 20042, pp. 208 s., 240-244, 302-308; M. Steinschneider, Die hebraeischen Übersetzungen des Mittelalters und die Juden als Dolmetscher, Berlin 1893, Graz 19562, pp. 821-823; F. Hartmann, Die Literatur des Früh- und Hochsalerno und der Inhalt des Breslauer Codex Salernitanus…, Diss., Leipzig 1919; G.-H. Kroemer, Johannes von Sancto Paulo: Liber de simplicium medicinarum virtutibus und ein anderer Salernitaner Traktat: Quae medicinae pro quibus morbis donandae sunt; nach dem Breslauer Codex herausgegeben, Diss., Leipzig 1919; P. Capparoni, Magistri Salernitani nondum cogniti, Terni 1924; K. Sudhoff, Die vierte Salernitaner Anatomie, in Archiv für Geschichte der Medizin und der Naturwissenschaften, XX (1928), pp. 33-50; G. Keil, “Circa instans”, Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfasserlexikon, I, Berlin-New York 1978, pp. 1282-1285; P.O. Kristeller, Studi sulla Scuola medica salernitana, Napoli 1986; T. Hunt, Anglo-Norman medicine I, Cambridge 1994; H. Grensemann, Die Schrift ‘De adventu medici ad aegrotum’ nach dem Salernitaner Arzt Archi-matthaeus, in Würzburger Medizinhistorische Mitteilungen, XIV (1996), pp. 233-251; F.M. Roberg, Studien zum ‘Antidotarium Nicolai’ nach den ältesten Handschriften, in Würzburger medizinhistorische Mitteilungen, XXI (2002 [recte: 2003]), pp. 73-129; E. Garrido Anes, Geographical and dialectical distribution of Platearius’ Liber de simplici medicina in England, in International Journal of English studies, V (2005), pp. 93-114; M. Ausécache, Un Liber iste, des Liber iste? Un Platearius, des Platearius? Etat des lieux d’un projet d’édition, in La Scuola medica salernitana. Autori e testi... (Salerno... 2004), a cura di D. Jacquart - A. Paravicini Bagliani, Firenze 2007, pp. 1-30; B.D. Haage - W. Wegner, Deutsche Fachliteratur der Artes in Mittelalter und Früher Neuzeit, Berlin 2007; I. Ventura, Un manuale di farmacologia medievale ed i suoi lettori: il Circa instans, la sua diffusione, la sua ricezione dal XIII al XV secolo, in La scuola medica Salernitana cit., pp. 465-533; M. Ausécache, Circa instans/Liber de simplici medicina [sec. XII], in Translations médiévales. Cinq siècles de traduction en français au Moyen Âge (XIe-XVe siècles). Étude et répertoire, sous la direction de C. Galderisi, Turnhout 2011; V. Recio Muñoz, La Practica de Plateario. Edición crítica, estudio y traducción, in Estudios de latín medieval hispánico, a cura di J. Martínez Gázquez - O. De la Cruz Palma - C. Ferrero Hernández, Firenze 2011, pp. 589-598. I. Ventura, Sulla diffusione del Circa instans nei manoscritti e nelle biblioteche del Tardo Medioevo: ricezione e lettura di un’opera medica, in La produzione scritta tecnica e scientifica nel Medioevo: libro e documento tra scuole e professioni, a cura di G. de Gregorio - M. Galante, Spoleto 2012, pp. 465-549; Ead., Il Circa instans attribuito a Platearius: trasmissione manoscritta, redazioni, criteri di costruzione di un’edizione critica, in Revue d’histoire des textes, 2015, vol. 10, pp. 249-362.