PLATONE (Πλάτων, Plato)
Filosofo nato ad Atene (428-427). Allievo di Socrate (v.), dopo la morte del maestro si ritirò a Megara, e più tardi in Sicilia e in Magna Grecia ove entrò in contatto con i circoli pitagorici ivi esistenti. Alla corte di Dionisio il Vecchio di Siracusa cercò di imporre riforme nella costituzione politica, ma entrato in contrasto con il dinasta fu costretto a partire e finì schiavo sul mercato di Egina. Liberato e tornato ad Atene vi fondò nel 387 una scuola filosofica che prese il nome di Accademia (dalla sede: il parco dedicato all'eroe Academo). Tornato in Sicilia alla morte di Dionisio il Vecchio per realizzare in una costituzione di uno stato i suoi ideali filosofici, dovette abbandonare una seconda volta tali progetti. Gli ultimi anni del filosofo furono dedicati all'insegnamento nell'Accademia ad Atene, ove morì nel 348-347 a. C.
Le fonti antiche insistono nel descrivere la larghezza della fronte e del petto del filosofo che, chiamato Aristokles, fu per quelle caratteristiche soprannominato P. (Diog. Laert., iii, 4; Olympiod., Vita Platon., in Diog. Laert., i, 26; Apul., De Plat. et eius dogm. princ.). P. è descritto di piacevole aspetto e di complessione robusta (Epict., Diss., i, 8, 13), curvo nella persona (Plut., Quomodo adol. poetas aud. debeat, 8; id., De discern. amic. ab adul., 9); la sua espressione era cupa e concentrata (Diog. Laert., iii, 28), egli non avrebbe mai riso (Diog. Laert., iii, 26; Ael., Var. Hist., iii, 35). Il suo aspetto era curato (Athen., x, 509 c; questa notizia sembra contraddetta da Eliano Var. Hist., iii, 19, che afferma che il filosofo avrebbe rimproverato ad Aristotele l'eccessiva eleganza).
Una statua di P. fu dedicata alle Muse dal persiano Mitridate (forse il principe di quel nome morto nel 363) nell'Accademia di Atene probabilmente poco dopo la morte del filosofo; la scultura (Diog. Laert., III, 25) era opera di Silanion (v.) ed assume particolare importanza nella storia del ritratto in Grecia (v. ritratto). Cicerone (Brut., vi, 24) ricorda una statua del filosofo nella sua villa di Tuscolo. Una raffigurazione di P. è ricordata a Costantinopoli (Christod., Ecphr., 97).
La figura del filosofo è stata riconosciuta in due sculture (ambedue acefale, ma fornite di iscrizione): una statuetta che lo rappresenta seduto (ora scomparsa) ed il frammento di una figura stante rinvenuto nel Serapeion di Memphi. Le sculture sembrerebbero presupporre due diversi originali dai quali sarebbero derivate.
La testa di P. è stata identificata in un tipo del quale rimangono 18 repliche (una di esse, nei Musei di Berlino, particolarmente scadente, ma fornita di iscrizione) diffuso e spesso variato dai copisti romani (a volte unito in erma doppia con il ritratto di Socrate). Sulla base della testimonianza di Diogene Laerzio il ritratto è stato ricondotto alla statua di Silanion dedicata nell'Accademia. La identificazione è confermata dalle analogie che il ritratto presenta con quello di Lisia (v.), dalla datazione alla metà circa del IV sec. a. C. proposta per l'originale (datazione confermata dal fatto che esso dové essere fonte di ispirazione per alcuni ritratti di uomini di pensiero scolpiti da artisti attici della seconda metà del IV secolo). Alcuni hanno voluto riconoscere una seconda redazione del ritratto in una replica più libera e personalizzata conservata a Holkham Hall, che dipenderebbe da un originale della seconda metà del IV sec. ispirato dalla creazione di Silanion, ma tale ipotesi potrebbe essere contraddetta dal fatto che numerose repliche del ritratto di P. furono profondamente elaborate e rivissute dai copisti romani.
Il ritratto di Silanion, che può considerarsi il primo vero ritratto di un personaggio individualizzato nei tratti fisionomici e nelle caratteristiche spirituali, nella simmetrica ripartizione del volto, nella pacata espressione rappresenta un punto fermo nella ritrattistica antica, fonte di ispirazione per ogni successiva creazione nella ritrattistica dei filosofi (v. filosofi).
La figura di P. potrebbe essere riprodotta su due mosaici, da Pompei e da Sarsina, con la rappresentazione di una scuola filosofica (forse la scuola di Atene), ma le iconografie dei singoli personaggi sono troppo uniformi e generiche.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Griech. Ikon., II, p. 18 ss.; F. Poulsen, From the Collection of the Ny Carlsberg Glyptothek, I, Copenaghen 1931, p. 41 ss.; R. Boehringer, Platon. Bildnisse und Nachweise, Breslavia 1935; Th. Dohrn, in Ath. Mitt., 63-64, 1938-1939, p. 163 ss.; L. Laurenzi, Ritratti Greci, Firenze 1941, nn. 20-21; K. Schefold, Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, p. 74; J. P. Lauer-Ch. Picard, Les Statues Ptol-maïques du Serapeion de Memphis, Parigi 1955, p. 143 ss.; J. Charbonneaux, Un double Hermes de Zénon et Platon, in Amer. Journ. Arch., LXVI, 1962, p. 269 ss.