plaudere
Si registra una sola volta, in rima (con gaude e laude: rima che non ha altri esempi nella Commedia), nella forma riflessiva apparente o indiretta: Pd XIX 35 Quasi falcone ch'esce del cappello, / move la testa e con l'ali si plaude, / voglia mostrando e faccendosi bello..., " dimenando l'ali fa a sé medesimo festa " (Lombardi); " plaudere pennis per batter l'ale disse Ovidio [Met. VIII 238, XIV 507]; e sibi plaudere, per compiacersi, è modo oraziano: il si plaude di Dante racchiude l'uno e l'altro senso " (le similitudini dantesche illustrate e confrontate da L. Venturi, Firenze 1874). Il Cesari giudica il verbo " vivo ed efficace "; il Mattalia vi ritrova " un moto di compiaciuto orgoglio ".