PLAUZIO
. Giurista romano del sec. I, la cui attività si svolse probabilmente dal tempo di Nerone a quello di Tito (fra il 60 e l'80 d. C.). Non solo ci sono ignoti il suo prenome e la sua vita, ma non avremmo neppure notizia degli scritti, se la principale e forse unica opera sua non fosse stata commentata e parafrasata da giuristi posteriori (Nerazio, Giavoleno, Pomponio, Paolo) e se varî passi di tali commenti non fossero entrati a far parte del Digesto. Circa il carattere e il sistema dell'opera originale varie ipotesi sono state proposte: la più probabile è che P. abbia preso a commentare l'Editto pretorio, ma aggiungendo in fine varie appendici su altre materie, in connessione più o meno diretta con le funzioni del magistrato giusdicente.
Bibl.: C. Ferrini, Saggi intorno ad alcuni giureconsulti romani (1885), in Opere, II, Mlano 1929, p. 19 segg.; id., I libri ad Plautium di Paolo (1894), ibid., p. 205 segg.; O. Gradenwitz, Das neue aufgefundene Fragment de formula Fabiana, in Zeitschr. d. Savigny-Stift., IX (1888), p. 394 segg.; O. Lenel, Palingenesia iuris civilis, Lipsia 1889, I, col. 1147, n. i; II, col. 13, n. i; P. Krüger, Hist. des sources du droit romain, trad. Brissaud, Parigi 1894, p. 211 segg.