Pleura
La pleura (derivato del greco πλευρά, "costa, fianco") è una tunica sierosa che riveste il polmone; in corrispondenza dell'ilo polmonare si flette su sé stessa per tappezzare la parete interna della loggia polmonare, senza presentare soluzioni di continuità. La pleura risulta pertanto costituita da due foglietti (parietale e viscerale) che delimitano una cavità virtuale, detta cavità pleurica, che non comunica né con l'esterno né con altri organi (v. cap. Torace, Trachea, bronchi, polmoni).
di Gabriella Argentin
Come le altre membrane sierose, la pleura è costituita da mesotelio sostenuto da tessuto connettivo lasso. Dei due foglietti in cui è divisa, quello parietale ricopre la superficie interna della parete toracica, distinguendosi, con riferimento alle formazioni con le quali è in rapporto, in pleura sternocostale, diaframmatica e mediastinica; quello viscerale ricopre i polmoni. Tra i due foglietti è presente un sottile strato di liquido che, fornendo lubrificazione, impedisce l'attrito e l'irritazione della pleura. Benché le due membrane possano scivolare l'una rispetto all'altra, esse sono tenute insieme dalla pellicola di fluido. L'importanza di questo legame deriva dal fatto che esso impedisce ai polmoni di collassare: le fibre elastiche nelle pareti dei polmoni tendono, infatti, a contrarsi e a distaccare i polmoni stessi dalla parete pleurica, ma non riescono a rompere il legame fluido; in caso di perforazione della pleura parietale, invece, l'aria affluisce nella cavità pleurica (pneumotorace); la rottura del legame fluido permette alle fibre elastiche di contrarsi, causando, di conseguenza, una condizione di collasso polmonare. Durante il ciclo respiratorio il volume delle due cavità pleuriche varia notevolmente. Nell'inspirazione, la contrazione del diaframma e l'aumento del volume della cavità toracica portano a un'espansione delle cavità pleuriche e conseguentemente a un abbassamento della pressione nel loro interno; l'aria viene quindi richiamata dall'esterno determinando l'espansione dei polmoni. L'opposta concatenazione di eventi si verifica durante l'espirazione: le cavità pleuriche diminuiscono di volume, la pressione si innalza, i polmoni sono compressi, la pressione a livello polmonare supera quella atmosferica e l'aria fuoriesce dal sistema respiratorio (v. respirazione).
di Gabriella Argentin
Nonostante la stretta relazione esistente tra pleura e polmoni, lo sviluppo di queste strutture durante l'evoluzione dei Vertebrati non è andato di pari passo. I polmoni, infatti, sono filogeneticamente molto antichi in quanto compaiono già in alcune specie di Pesci ancestrali che svilupparono, oltre alla respirazione branchiale, anche una primitiva respirazione polmonare per la sopravvivenza in condizioni ambientali avverse. Con il passaggio dall'ambiente acquatico a quello terrestre, che avviene dapprima parzialmente con gli Anfibi e poi in forma definitiva con i Rettili, i polmoni divengono gli organi fondamentali della respirazione, ma mantengono una struttura sacciforme e ancora rudimentale. I polmoni degli Anfibi e della maggior parte dei Rettili occupano la cavità pleuroperitoneale insieme agli altri visceri. Solo nei coccodrilli, che rappresentano i Rettili più evoluti, due cavità pleuriche vengono separate dal resto della cavità celomatica da un setto obliquo. Negli Uccelli e nei Mammiferi la suddivisione si perfeziona e in questi ultimi i polmoni occupano una parte della cavità generale del corpo, in quanto un setto muscolotendineo, il diaframma, separa il torace dalla regione addominale. Ciascun polmone è situato anteriormente al diaframma entro una propria cavità pleurica rivestita dalla membrana sierosa.
di Gabriella Argentin
Lo sviluppo embrionale della pleura segue quello delle cavità pleuriche e quindi del celoma intraembrionale. A uno stadio molto precoce, nella placca mesodermica laterale, una massa di tessuto embrionale posta ai lati della notocorda, appaiono piccole cavità isolate, che si estendono anteriormente e, confluendo, finiscono per fondersi. La cavità risultante, a forma di ferro di cavallo, è il celoma intraembrionale, rivestito da mesoderma parietale nella parte ectodermica e da mesoderma viscerale nella parte dell'entoderma. I successivi processi di sviluppo portano alla sua suddivisione in tre scomparti. Dapprima si forma il setto trasverso, una struttura mesodermica che rappresenta il primordio del diaframma: alla sua superficie addominale è attaccato il fegato, la parte craniale diventa la cavità pericardica che comunica, da ciascun lato, con porzioni ristrette del celoma dette dotti celomici, che costituiscono gli abbozzi delle cavità pleuriche. Caudalmente ciascun dotto è in diretta comunicazione con la parte del celoma che diventerà la cavità peritoneale generale (v. pericardio; peritoneo). Con il progredire dello sviluppo le future cavità pleuriche si ingrandiscono e si separano sia dalla cavità pericardica, con la quale tuttavia rimangono in comunicazione mediante l'orifizio pleuropericardico, sia dalla cavità peritoneale, con la quale mantengono contatto attraverso l'orifizio pleuroperitoneale. Si formano poi due ripiegature, delle quali la porzione più caudale costituisce le pieghe pleuroperitoneali che accrescendosi confluiscono e chiudono gli orifizi in modo che le cavità si separano completamente tra di loro. Occasionalmente, specie dal lato sinistro, non si verifica la chiusura dell'orifizio pleuroperitoneale e persiste una comunicazione congenita tra i due spazi. Tutte le cavità sierose che risultano dalla suddivisione celomatica hanno una parete parietale e una viscerale.
(Red.)
La pleura può essere lesa da ferite che interessano la gabbia toracica, nel qual caso si ha penetrazione di aria nella cavità pleurica (pneumotorace traumatico) con alterazioni più o meno importanti della meccanica respiratoria; se la ferita interessa anche altri organi contenenti liquidi organici (vasi, dotto chilifero), il contenuto di questi può riversarsi nel cavo pleurico (emotorace, chilotorace). Con relativa frequenza la pleura può essere sede di versamenti: si definisce versamento pleurico il liquido che si forma nel cavo pleurico in seguito a processi flogistici della pleura (pleuriti), a stasi venosa (cardiopatie, tumori mediastinici) o a malattie che comportino gravi stati discrasici (nefropatie). Nel primo caso il versamento pleurico ha caratteri di un essudato (e può essere sieroso, sierofibrinoso, sieroematico o purulento), mentre negli altri due casi ha i caratteri di un trasudato (idrotorace). La pleurite è un processo flogistico della sierosa pleurica. Dovuta talora a cause amicrobiche, quali traumi, tumori, irritazione da sostanze chimiche (pleurite reattiva), è più spesso conseguente all'azione di microrganismi patogeni, tra i quali il bacillo di Koch (pleurite specifica), lo pneumococco, i bacilli del tifo e del paratifo, lo stafilococco, l'Escherichia coli. Dal punto di vista clinico e anatomopatologico, può presentarsi sotto tre forme principali: secca o fibrinosa, sierosa o sierofibrinosa, purulenta o empiema. La pleurite secca, molto frequentemente di natura tubercolare, si manifesta clinicamente con dolore vivo all'emitorace interessato, specie durante le profonde inspirazioni, con tosse secca e con febbre fino a 39 °C; obiettivamente si rileva all'ascoltazione del torace un caratteristico rumore di sfregamento, sincrono con gli atti del respiro, dovuto alla confricazione delle due superfici pleuriche rese ruvide da depositi fibrinosi, che rappresentano la conseguenza della flogosi pleurica: la fibrina, irregolarmente distribuita sulle superfici sierose, va poi incontro a processi di organizzazione che trasformano la pleura in una più o meno spessa cotenna sclerotica; la pleurite secca in genere non è di lunga durata, ma da essa possono residuare aderenze pleuriche più o meno numerose ed estese.
La pleurite sierosa, anch'essa perlopiù di natura tubercolare, inizia di norma in modo lento, subdolo, manifestandosi solo con febbricola, modica dispnea, senso di pesantezza all'emitorace interessato e tosse secca senza espettorato; caratteristica di questa forma è la presenza di un più o meno abbondante essudato liquido nel cavo pleurico che, in rapporto alla sua quantità, può indurre una spiccata difficoltà respiratoria; per la diagnosi, a integrazione dell'esame clinico del paziente, è utile la puntura esplorativa che permette altresì, mediante l'esame microscopico del sedimento, di precisare la natura dell'affezione.
La pleurite purulenta rappresenta generalmente la complicazione di un processo polmonare (tumore del polmone con fistola broncopleurica) oppure di malattie generali (setticopiemie) e si manifesta clinicamente come un improvviso aggravamento del quadro morboso preesistente (febbre settica preceduta da brividi, tosse secca, dolore all'emitorace interessato, sudori profusi); la puntura esplorativa dà esito a liquido purulento, talora, per l'intervento di anaerobi, a carattere fetido (pleurite putrida); se la pleurite non viene trattata adeguatamente e a tempo, il pus può usurare il polmone dando origine a una fistola broncopleurica, trasformando così, per l'immissione di aria nel cavo, l'empiema in un piopneumotorace, oppure può farsi strada attraverso la parete toracica all'esterno inducendo una fistola pleurocutanea (empiema necessitatis).
La pleura, infine, può essere sede di tumori, soprattutto maligni, primitivi (mesoteliomi) o metastatici.
W.J. Hamilton, J.D. Boyd, H.W. Mossman, Human embryology, Cambridge, Heffer, 1945 (trad. it. Padova, Piccin-Nuova libraria, 19774).
E. Padoa, Manuale di anatomia comparata dei Vertebrati, Milano, Feltrinelli, 199615.
W.K. Purves, G.H. Orians, H. Craig Heller, Life. The science of biology, Sunderland, Sinauer, 19954 (trad. it. Corso di biologia, Bologna, Zanichelli, 1995).