PLINTO (lat. plinthus, gr. πλίνϑος "mattone")
Così chiama Vitruvio (VI, 3 e 7) non solo l'elemento, ordinariamente quadrangolare, che sostiene la base della colonna, ma anche la lastra della stessa forma che si trova al disopra dell'echino nel capitello dorico e tuscanico. La moderna terminologia riserva tale nome al primo caso, mentre dà alla descritta parte dei capitelli l'appellativo di abaco, da Vitruvio usato solo per l'ordine ionico (III, 5) e per il corinzio (IV, 1). Secondo Vitruvio, nelle basi ionica e attica (III, 5) l'altezza del plinto deve essere ⅓ dell'altezza complessiva della base, che è pari al semidiametro inferiore della colonna; nella base tuscanica (IV, 7) la metà, e la sua forma circolare. Effettivamente nelle colonne etrusche si hanno esempî di plinti rotondi (Orvieto, Monte Albano), ma tale disposizione non è costante. Nell'ordine ionico dapprima le basi sono prive di plinto, in seguito questo compare in forma di lastra quadrangolare interposta tra la base e lo stilobate, ed entra anche a fare parte della base attica e della corinzia. Nell'architettura romana i plinti, come le altre modanature della base, sono talvolta coperti di ornati. I trattatisti del Rinascimento hanno fissato per il plinto proporzioni generalmente uguali a quelle vitruviane. Nell'architettura esso appare costantemente liscio, e talvolta, specialmente nelle basi toscane e in epoca barocca, rotondo.
Plinto è anche detto il basso zoccolo che corre al piede delle pareti, sia all'esterno sia all'interno degli edifici, nonché il blocco posto a fondazione di un pilastro isolato.