PMI (Piccola e Media Impresa)
PMI (Piccola e Media Impresa) Categoria di aziende le cui dimensioni rientrano entro limiti occupazionali e finanziari prefissati (ingl.SME, Small Medium Enterprise). Ai fini della classificazione, il numero degli occupati svolge un ruo-lo fondamentale, in quanto uno dei criteri più significativi e di più immediata determinazione; tuttavia, sotto un’ottica di risultati e di posizionamento rispetto alle imprese concorrenti, altrettanto importante si dimostra il criterio finanziario, che prevede l’analisi sia del fatturato sia del totale di bilancio.
I criteri adottati per definire le PMI variano fra i diversi Paesi. All’interno dell’Unione Europea, e quindi anche per l’Italia, la raccomandazione 1442/2003 della Commissione europea distingue le PMI in 3 tipologie: la media impresa, con numero di dipendenti inferiore a 250 e fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o totale dell’attivo dello stato patrimoniale non superiore ai 43 milioni di euro; la piccola impresa, con numero di dipendenti inferiore a 50 e fatturato annuo o totale dell’attivo dello stato patrimoniale annuo non superiore a 10 milioni di euro; e la microimpresa, con numero di dipendenti inferiore a 10 e fatturato annuo o totale dell’attivo dello stato patrimoniale annuo non superiore a 2 milioni di euro. ● Negli Stati Uniti i criteri definitori variano invece a seconda del settore di primaria attività, con limiti occupazionali solitamente fissati a 500 addetti, ma in alcuni casi più ampi (fino a 1500 dipendenti). ● La determinazione di quali imprese rientrino fra le PMI è importante innanzitutto da un punto di vista formale, dal momento che esse sono spesso oggetto di misure di sostegno pubblico, attraverso incentivi di vario genere, come sgravi fiscali o forme di supporto all’innovazione e all’accesso al credito.
Da un punto di vista economico più sostanziale, le PMI si caratterizzano, rispetto alle imprese di dimensioni maggiori, per strategie, forme organizzative, obiettivi e modi di operare. Il profitto, per es., che svolge un ruolo fondamentale per le società quotate in borsa, avendo esse necessità di distribuire utili sotto forma di dividendi agli azionisti, può diventare un fattore secondario in quelle di dimensioni inferiori, per le quali gli obiettivi di crescita e di sviluppo assumono la priorità. A partire da queste peculiarità, il peso relativo delle PMI e delle grandi aziende (in termini di numerosità e di contributo al PIL) ha implicazioni rilevanti per il sistema economico-produttivo di un Paese. Nel caso tipico dell’Italia, Paese notoriamente caratterizzato da una forte diffusione di PMI, l’analisi economica ha sottolineato sia i punti di forza derivanti da tale situazione, come il dinamismo e la capacità di adattamento a condizioni competitive che variano velocemente, sia i punti di fragilità del sistema, come la ridotta disponibilità di capitale (sia interno all’impresa sia in termini di accesso al finanziamento esterno), che implica scarsa capacità di investire, soprattutto in innovazione (➔ p) tecnologica e di sostenere quindi la crescente pressione competitiva internazionale (➔ anche globalizzazione; commercio internazionale p).