SINFONICO, POEMA
. Genere di composizione strumentale derivato dalla musica a programma.
La tendenza programmatica o descrittiva nella musica ha origini abbastanza remote. Basterà qui ricordare che l'estrinsecazione artistica di tale tendenza presenta due fasi principali e nettamente distinte: quella, più antica, in cui le intenzioni programmatiche si manifestano nell'ambito di forme musicali già note; l'altra, più moderna, in cui dette intenzioni si sforzano di creare esse medesime, e volta per volta, una forma.
Alla prima fase possiamo ricondurre le "Cacce" trecentesche, le "Battaglie" del Cinquecento, molte musiche in forma di suites dei clavicembalisti francesi, le Sonate bibliche di E. Kuhnau, i Concerti delle Stagioni di A. Vivaldi, la Sonata Didone abbandonata di M. Clementi, la Sinfonia Pastorale di L. v. Beethoven, talune Ouvertures di F. Mendelssohn, ecc. La seconda fase è propriamente inaugurata dal poema sinfonico.
Non si può separare questo genere di composizione dal nome di H. Berlioz, sebbene nelle opere orchestrali di questo maestro la denominazione di poema sinfonico non ricorra mai, sibbene quelle di Ouverture e di Sinfonia. Nomi classici, architettonici, astratti per musiche di concezione febbrilmente romantica, drammaticamente concreta. In realtà il Berlioz, tendente per tutta la sua vita con uno spasimo insoddisfatto al teatro melodrammatico, ed escluso da quel campo per gl'insuccessi o i successi effimeri ottenutivi, possessore d'altra parte di una tecnica orchestrale quale nessuno dei compositori francesi del suo tempo poteva vantare, non trovò, per soddisfare la sua sete di espressione drammatica e coloristica, più generosa fonte che quella del concerto e della musica sinfonica. E come questa era da quasi un secolo infeudata alla Sinfonia e alle forme affini, le sue composizioni - nate da un concetto poetico o drammatico, seguenti con fedeltà piuttosto le fasi di questo, che gli episodî d'obbligo della forma di Sonata - hanno la veste ancora in uso nel primo terzo del sec. XIX, ma sono in realtà veri poemi sinfonici.
Tali si debbono ritenere le ouvertures del Re Lear e del Carnevale romano, la Sinfonia fantastica, quelle dell'Aroldo in Italia, del Romeo e Giulietta, il melologo Lelio ou le retour à la vie.
Un tal genere di composizione strumentale, distinto dall'antico per una più libera e copiosa pluralità tematica, per le frequenti interpolazioni episodiche allo schema classico (anche dove questo è rispettato), per il predominio della fantasia, agente sotto l'impulso di particolareggiati programmi poetici, acquista una cosciente esplicazione nei poemi sinfonici di F. Liszt.
Il grande pianista ungherese si dedicò a questa forma quasi esclusivamente negli anni dal 1849 al 1857, accogliendo, nei quattordici lavori del genere ch'egli compose, l'influsso del Berlioz, per quanto riguarda il concetto informativo e la lussureggiante pittura orchestrale, quello di Wagner per le intenzioni drammatiche. A sé stesso egli dovette l'eloquenza (talvolta l'enfasi) della propria musica pianistica. Le orme del Berlioz e del Liszt furono seguite da F. David con le sue Odes-Symphonies, ma più specificamente da C. Saint-Saëns e C. Franck (4 poemi sinfonici), in Francia; P. Čaikovskji, M. Balakirev, M. Musorgskij, N. RimskijKorsakov, A. Glazunov in Russia; B. Smetana - col ciclo dei sei poemi sinfonici nazionali Má Vlast -, A. Dvořák, V. Novȧk in Boemia; E. Grieg, Ole Olsen in Norvegia; J. Sibelius in Finlandia.
Ma la più cospicua fioritura del poema sinfonico, sullo scorcio del sec. XIX, si ebbe in Germania per opera di R. Strauss.
Questi, nello spazio di dodici anni, diede al repertorio sinfonico otto poemi: Dall'Italia, Don Giovanni, Macbeth, Morte e trasfigurazione, Till Eulenspiegel, Così parlò Zarathustra, Don Chisciotte, Vita d'Eroe. Allo stesso genere programmatico vanno ascritti altri due lavori, composti dallo Strauss al principio del secolo XX: Sinfonia domestica e Sinfonia delle Alpi. Con questi due ultimi componimenti si può dire che il musicista bavarese ha infuso lo spirito descrittivo e drammatico proprio del poema orchestrale nella principale forma sinfonica già nota. Infatti se il Macbeth si atteggia sullo schema della Ouverture, i notissimi Don Giovanni e Morte e trasfigurazione ritraggono gli aspetti della Fantasia, Till Eulenspiegel quelli del Rondò, Don Chisciotte è un tema con variazioni, le due sinfonie hanno di questa forma se non altro il taglio.
Per la struttura, i poemi sinfonici dello Strauss spingono a iperboliche conseguenze il tematismo wagneriano, con le sue più ampie facoltà germinative e il massimo rigoglio di polifonia orchestrale. Nel principio estetico, essi si attengono di preferenza al contrasto drammatico, ottenuto con la natura dei temi, con le loro trasformazioni e sovrapposizioni, con i trapassi della dinamica, con l'uso dei più disparati elementi armonici, dall'assoluto diatonismo al più irto cromatismo e a frequenti sovrapposizioni tonali. Ma anche la parte descrittiva, coloristica, pittoresca vi ha notevole applicazione. Quest'ultima caratteristica estetica è invece quella che prevale nel poema sinfonico francese moderno, e soprattutto in quello di Cl. Debussy.
Dopo l'Almanzor giovanile, il Debussy si affermò nel campo sinfonico con Prélude à l'après-midi d'un faune, ch'egli chiamò ecloga, con i tre Notturni (Nuages, Fêtes, Sirènes), con i tre schizzi orchestrali La mer (De l'aube à midi sur la mer, Jeux de vagues, Dialogue du vent et de la mer), con le Images (Gigues, Iberia, Ronde de printemps), in cui il compositore ricondusse il poema sinfonico alla vaghezza programmatica delle antiche musiche clavicembalistiche francesi: senso descrittivo di origine specialmente pittorica e naturista, contenuto nella concisa espressività di un titolo. E nella sostanza musicale di tali poemi il Debussy portò alle più logiche conseguenze quella particolare estetica, che dalla pittura prese il nome di impressionismo. Non bisogna tuttavia dimenticare che nelle opere sopra citate, insieme con l'elemento armonico e con quello coloristico, offerto dai timbri strumentali, ha notevole importanza anche quello tematico.
L'indirizzo del Debussy fu più specialmente seguito in Francia da M. Ravel e da A. Roussel, e in Spagna - con inconfondibili caratteristiche etniche - da E. Granados e da M. De Falla; mentre al sinfonismo franckiano, permeato di vivo senso architettonico, si debbono ricondurre i poemi orchestrali di P. Dukas, V. D'Indy, H. Rabaud, G. Piemé. Il solitario rinascimento sinfonico, che l'Italia ebbe sullo scorcio dell'Ottocento, a opera di G. Sgambati, G. Martucci, A. Bazzini, L. Mancinelli, M. E. Bossi, si volse specialmente alle forme classiche della Sinfonia, dell'Ouverture, del tema con variazioni; onde se si toglie un isolato esemplare nella Francesca da Rimini del Bazzini, si può ritenere che il poema sinfonico abbia avuto in Italia uno sviluppo solo dopo il 1910. I campioni più insigni di questa odierna fioritura sono: O. Respighi, con sette poemi sinfonici (Fontane di Roma, Ballata delle Gnomidi, Pini di Roma, Vetrate di Chiesa, Trittico botticelliano, Impressioni rasiliane, Feste romane), V. De Sabata, R. Pick-Mangiagalli, R. Zandonai, e altri musicisti che si sono consacrati con ardore alla composizione sinfonica. Accogliendo più il senso che la lettera della denominazione "poema", si possono ascrivere a un tal genere anche talune opere di I. Pizzetti quali il Concerto dell'estate e i Canti della stagione alta.
Nelle altre più attive scuole europee vanno ricordati, come odierni cultori del poema sinfonico, gli svizzeri E. Bloch e A. Honegger, i russi A. Skrjabin, I. Stravinskij, S. Prokofev, Mosolov, l'ungherese B. Bartók, gl'inglesi E. Delius e E. Goossens, il polacco K. Szymanowski.
Per gli aspetti formali il poema sinfonico può presentarsi con i suoi episodî saldamente concatenati, ma riproducenti, nell'alternativa dei movimenti lenti e veloci, la vicenda dinamica delle classiche forme strumentali, come nelle opere di R. Strauss; o nettamente diviso in quadri dal titolo e dal programma diverso, come in quelle di Respighi; o consistente in un solo e omogeneo pezzo di musica, come nell'Apprenti sorcier del Dukas o nella Processione notturna del Rabaud. Forme affini al poema sinfonico, e figlie dello stesso principio estetico sono: le Impressioni, gli Schizzi, gli Affreschi, le Scene, le Egloghe, le Odi, ecc., per orchestra, di ispirazione per lo più tratta dalla pittura o dalla poesia.
Diversi gradi di tendenze spirituali affiorano dai programmi dei poemi sinfonici: dal mimetismo più brutale - come nel Pacific 231 di A. Honegger - alle più elevate aspirazioni del sentimento e del pensiero, come in Morte e trasfigurazione dello Strauss o in Gethsemani di De Sabata; dalle pittoresche evocazioni di accesa vita popolare, come in Feste romane del Respighi, alle bizzarre coloriture del grottesco o del fantastico come ne L'apprenti sorcier di Dukas o in Sortilegi di Pick-Mangiagalli.
Le facoltà descrittive e la duttile tecnica spiegata dal poema sinfonico hanno infine atteggiato di sé il balletto moderno, di cui insuperato iniziatore fu Igor Stravinskij.