SEPOLCRALE, POESIA
Con questo termine si designa un gruppo di opere composte nel sec. XVIII e all'inizio del XIX, nelle quali le meditazioni ispirate dalle sepolture hanno una parte prevalente ed essenziale. Questa poesia si ricollega e talora si confonde con quella della notte e delle rovine: e, come la poesia ossianica, attesta nel sec. XVIII l'aspirazione a una poesia più intima di quella classicistica, e, molto spesso, nella stessa ricerca d'intimità, una mancanza d'intimità vera, che traspare dall'ostentazione del sentimento e dall'insistenza su immagini di facile effetto. Né va dimenticato che la sua diffusione è contemporanea alle discussioni che si ebbero, in Italia e in Francia soprattutto, intorno alla sistemazione dei cimiteri che sulla fine del secolo XVIII e al principio di quello seguente andarono a poco a poco assumendo la forma attuale: e più ancora che in quella poesia e nel singolare favore con cui fu accolta è dato cogliere alcune manifestazioni caratteristiche della religiosità del secolo, che spesso ama soffermarsi sul pensiero della morte per trarne con compiacimento sentimenti lugubri o melanconici e che talora invece sente e celebra il sepolcro come consacrazione di virtù civili e politiche.
Inglesi e protestanti sono le prime voci della poesia sepolcrale: del Parnell, il cui Night-Piece on Death (1712-13) è una meditazione notturna in un cimitero sulla morte, sull'immortalità dell'anima, sulle vanità dei riti funebri; del Blair, il cui poema The grave (1743) descrive con scopo palese di edificazione i diversi e più paurosi aspetti della morte. Maggiore successo ed efficacia ebbero i Night thoughts (1742-43) dello Young, che a rigore soltanto in parte rientrano nel genere della poesia sepolcrale per la descrizione che è nel terzo di essi della morte e dei funerali di Narcisa, figlia del poeta, ma che alla poesia sepolcrale fornirono immagini e motivi per le discussioni e le effusioni che contengono sui destini dell'uomo, la morte, l'immortalità, ecc.; le Meditations among the tombs (1748) del Hervey (v.), che in prosa poetica espone le sue pie riflessioni presso le tombe di una chiesa di campagna, e la Elegy written in a country church-yard (1742-50) del Gray, a cui, a differenza delle precedenti opere, è estraneo ogni proposito di edificazione come ogni pensiero dell'oltretomba e che ritrae un momento di raccoglimento del poeta, il quale in un cimitero di campagna pensa alla sorte di quegli umili sepolti e, con contenuta melanconia, a quella di tutti gli uomini e di sé medesimo. Queste tre opere, di cui presto si ebbero numerose traduzioni (importante, fra tutte, quella francese del Le Tourneur, che rimanipolò le pagine dello Young (col titolo di Les Nuits) e del Hervey, togliendo ogni carattere confessionale, anzi specificamente cristiano, e adattandole al gusto dei suoi connazionali), ispirano l'abbondante letteratura sepolcrale della seconda metà del secolo, che dello Young e del Hervey, nonché dei loro predecessori, dimentica per lo più i propositi di edificazione, e ne trae, non meno che dal "filosofo" Gray, accenti pessimistici e immagini funeree. A quella letteratura appartengono Die Nacht, quarta parte del poema Tageszeiten (1755) dello Zachariae, il poema in sei canti Die Gräber (1752-69) del Creuz, il poema Einsamkeiten (1757) del von Cronegk, documenti della fioritura di quella maniera poetica in terra tedesca. Né meno vivo fu il successo in Francia e in Italia, ove per altro in questo tempo l'efficacia della poesia sepolcrale è attestata meglio che da poemi come le Notti clementine (1774) del Bertola o le Notti (1777-91) del Fantoni o i Tombeaux (1779) dello svizzero Bridel, dalla parte che scene sepolcrali e paesaggi funebri prendono nei romanzi, nelle liriche, in saggi d'argomento vario: una menzione a parte meritano le Notti romane di Alessandro Verri, che inquadrano in una cornice notturna e sepolcrale meditazioni e discussioni storiche.
Un nuovo impulso a questa letteratura diede la rivoluzione francese, che da una parte, offendendo credenze tradizionali, provocò reazioni sentimentali in favore del culto dei defunti e dall'altra favorì il sorgere di un culto laico dei grandi benemeriti della nazione (si pensi all'istituzione del Pantheon e al trasporto trionfale dei resti del Voltaire e del Rousseau). Un'eco di questi sentimenti si avverte nel poema La sépulture (1797) del Legouvé, che ha singolari analogie coi Sepolcri foscoliani ed è una rivendicazione della funzione civile dei sepolcri, e in alcuni passi del poema L'imagination (1806) del Delille, ove si parla del conforto che dai sepolcri i vivi ritraggono: e a propositi di reazione polemica, nei quali si confondono il gusto sepolcrale e la devozione alla religione avita, si ispirano scritti come il saggio sui Cimiteri (1804) del Giovio e il poema rimasto interrotto sui Cimiteri di Ippolito Pindemonte. Da quella polemica prende le mosse, e la trascende, nei suoi Sepolcri, il Foscolo: il quale nella sua opera giovanile dimostra di essersi nutrito della letteratura sepolcrale del secolo, e nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (che hanno per epigrafe un verso del Gray nella versione latina e di due strofe del Gray fanno la parafrasi in un passo famoso) lascia trasparire assai più scopertamente che nel carme l'efficacia che quella letteratura ebbe su di lui. Ma se per gli altri poeti l'argomento sepolcrale rappresentò un episodio della loro attività letteraria o semplicemente il tributo a una moda, il motivo del sepolcro (che compare nei sonetti e ricomparirà nelle Grazie) fu per lui uno di quei motivi che un poeta porta con sé tutta la vita, come espressione caratteristica della sua personalità. Nell'immagine del sepolcro, che congiunge insieme morte e vita, dolore e conforto, il pensiero della fralezza dell'individuo e quello della perennità dei valori, egli trovò l'immagine atta a tradurre in poesia il suo complesso sentire e a raccogliere intorno a sé le sue idealità patrie ed eroiche e il suo pianto segreto: in quell'immagine, che campeggia nel carme, pagina insigne della storia nazionale italiana e alta voce nella storia della poesia universale, avvertiamo il senso vichiano della tradizione storica e il culto alfieriano dell'eroe e riconosciamo, trasfigurate dalla fantasia foscoliana, immagini della poesia classica e immagini della più recente poesia sepolcrale: appena la maniera sepolcrale si tradisce nell'episodio della sepoltura abbandonata del Parini.
Coi Sepolcri del Foscolo, che, come opera di vera poesia, esce dai limiti del genere sepolcrale, si può considerare compiuta la storia di quella maniera poetica: ché l'epistola del giovane Lamartine Les sépultures (1813) e i canti del Leopardi Sopra un bassorilievo antico sepolcrale e Sopra il ritratto di una bella donna (1836), che riprendono i modi della poesia sepolcrale settecentesca, rappresentano una tardiva e sporadica eco di una poesia conforme ai gusti di un'età trascorsa. Tante e tanto più profonde fonti di poesia si erano rivelate col nuovo secolo, perché non si avvertisse quanto era di angusto e di manierato in quasi tutte le opere un giorno famose: e il giudizio della nuova età si può scorgere nelle parole scherzose del Goethe nel secondo Faust sui poeti della notte e dei sepolcri che invitati alla festa nel palazzo dell'imperatore si scusano di non poter intervenire perché trattenuti a colloquio con un vampiro, così come l'ammonimento dello stesso Goethe "Via dalle tombe" segna la condanna, in nome di una virile saggezza e di una più intima religiosità, del sentimentalismo, che permeava tanta parte delle ricordate meditazioni sepolcrali, poetiche o pseudopoetiche.
Bibl.: Si rimanda alla bibl. dei singoli autori. Inoltre: B. Zumbini, La poesia sepolcrale italiana e staniera e il carme del Foscolo (rist. in Studi di letteratura italiana, Firenze, 1896, 1ª ed.); V. Cian, Per la storia del sentimento sepolcrale in Italia e in Francia prima dei Sepolcri del Foscolo, in Giornale storico della letteratura ital., XX, pp. 205-35; E. Bertana, Arcadia lugubre (nel vol. In Arcadia, Napoli 1909); G. Muoni, Poesia notturna preromantica, Milano 1908; G. Pecci, Aurelio Bertola e le sue Notti Clementine in relazione collo svolgimento della poesia encomiastica e sepolcrale, in Romania, XII (1912); T. L. Rizzo, La poesia sepolcrale in Italia, Genova, 1926 (sostiene la tesi assurda di una ininterrotta tradizione sepolcrale nella poesia italiana da Dante e dal Petrarca all'Ariosto, al Guidi, al Foscolo, al Leopardi, al Carducci); O. Micale, Th. Gray e la sua influenza sulla lett. italiana, Catania 1934; L. Reed, The background of Gray's Elegy. A study in the taste of melancoly poetry, 1700-1751, New York 1924; J. W. Draper, The funeral elegy and the rise of English romanticism, New York 1929; J. Barnstorff, Youngs Nachtgedanken und ihr Einfluss auf die deutsche Lit., Bamberga 1895; F. Baldensperger, Young et ses Nuits en France, in Études d'hist. litt., Parigi 1907; P. van Tieghem, La poésie de la nuit et des tombeaux, in Le préromantisme, Parigi 1930, II, pp. 1-203 (è lo studio più completo e recente); A. Monglond, Le préromantisme franåais, Grenoble 1930, I, pp. 159-69 e passim.