POETOVIO (anche Petavio, Petovio, Poetavio, Patavio; Ποτὸβιον)
Città sorta sulla Drava nella Pannonia Superiore da un insediamento preromano (tedesco: Pettau, sloveno: Ptuj, nella Iugoslavia occidentale).
Campo di legionari sulla strada, importante sia strategicamente che per il commercio, che conduce da Aquileia al Danubio e dalla quale qui si dirama la via di comunicazione O-E lungo la Drava verso la Mursa (Itin. Ant., 129). Sede della legione VIII Augusta, dall'epoca di Claudio della XIII Gemma (Tac., Hist., iii, i: riunione dei capi dell'esercito fedeli a Vespasiano nel campo invernale a Poetovio). Elevata a colonia da Traiano: Colonia Ulpia Traiana Poetovio, appartenente alla tribù Papiria. Il confine occidentale. del territorio cittadino coincide con il confine della provincia verso il Norico, a S-E l'ager Poetovionensis si estende fino ad oltre Aquae Iasae (C. I. L., iii, 4117); a N confina con la regione di Flavia Solva e Savaria, a S con Siscia e Neviodunum. Probabilmente alla epoca di Adriano viene istituita la statio Poetovionensis del publicum portorii Illyrici ossia del vectigal Illyrici. Nel III sec., soprattutto al tempo di Gallieno, si sono trattenuti nella città più volte considerevoli distaccamenti di legionarî. Nel IV sec. P. appartiene al Norico mediterraneo (Itin. Hieros., 561, 4; Ammian. Marc., xiv, ii, 20; Tab. Peut.); nel 351 avviene sul campo di P. la battaglia tra Costanzo e Magnenzio (Zosim., ii, 46); nel palatium extra muros nel 354 fu imprigionato il Cesare Gallo (Ammian. Marcell., I. c.); nel 388 avviene presso P. la battaglia decisiva tra Teodosio e Massimo (Ambros., Epist., 4o, 23). Verso la fine del IV sec. la città, o per lo meno la parte della città situata a S della Drava, viene distrutta dai Goti. Prisco (Frag., 8) nomina P. come luogo di nascita della madre dell'ultimo imperatore romano di occidente Romolo Augustolo. Di tanto in tanto la città fu sede del proconsole e centro dell'amministrazione civile provinciale; dalle iscrizioni è confermata l'esistenza a P. del tabularium della provincia della Pannonia Superiore. Nelle iscrizioni sono più volte nominati impiegati del posto doganale e tra gli impiegati municipali sono nominati duumviri e triumviri iure dicundo, prefetti, duumviri q. q., questori e decurioni. L'esistenza del cristianesimo viene confermata per la prima volta a P. nell'epoca di Diocleziano dal vescovo Vittorino (Corp. script. eccl. lat., xlix).
La Drava ha demolito considerevoli parti della città, tra cui anche il campo dei legionari, la cui posizione sulla riva meridionale è accertata dalla scoperta dell'acquedotto del campo. La riva settentrionale, sulla quale era probabilmente situato il centro dell'antico insediamento, ha inoltre sofferto per le sopraedificazioni moderne; in particolare i resti della fortezza romana sul castello furono modificati da successive fortificazioni. Parti dei ponti di pietra costruiti sotto Adriano sono stati trovati nel letto del fiume. I grandi edifici scoperti nella periferia occidentale potrebbero essere gli horrea appartenenti al posto doganale. Qui nell'odierna Spodn. Hajdina (tedesco Unter-Haidin), è situato anche il cosiddetto mitreo di P. eretto e arredato dal personale del posto doganale verso la metà del ii secolo.
Tra i suoi monumenti sacri è particolarmente degno di nota il raro e ben conservato gruppo di Mithra che solleva il toro (Transitus = Ant. Jnschr. aus Jugsl., 292). Nelle immediate vicinanze fu scavato il secondo mitreo, un po' più grande, esso pure opera di impiegati doganali e di due soldati e molto distrutto, i cui resti furono trasferiti nel museo cittadino. Il terzo mitreo, più spazioso e di epoca più recente, si trova coperto da una costruzione di protezione a Zgorn. Breg (ted. Ober Rann), all'incirca 600 m a O della riva della Drava. La ricostruzione e l'attrezzatura definitiva risalgono agli appartenenti dell'ufficio centrale dei distaccamenti di truppe che, all'epoca di Gallieno, si trovavano a Poetovio. Il loro praepositus eresse pro salute Gallieni un altare (Ant. Inschr. aus. Jugsl., 313), sul quale nella parte anteriore è rappresentato il patto di amicizia tra Mithra e il dio del sole, sul lato destro il miracolo dell'acqua di Mithra e a sinistra ci sono le sue armi. Un'ara votiva con il gruppo frammentario a tutto tondo di Mithra che uccide il toro (Ant. Inschr. aus Jugsl!., 314), una seconda con la rappresentazione in rilievo della nascita dalla roccia con cinque figure. (Ant. Inschr. aus Jugsl., 316) e una terza con il dio Sole e il genio sacrificante (Ant. Inschr. aus Jugsl., 315), furono erette da graduati delle legioni V Macedonis e XIII Gemina. Del quadro dell'altare principale si sono conservati solo frammenti. Il busto di una dea a grandezza naturale potrebbe provenire da un santuario della Magna Mater annesso al mitreo. Vicino ai mitrei a Spodn. Hajdina si trovava un modesto sacello delle divinità materne indigene invocate quali nutrici auguste, il cui culto locale è attestato a P. da una serie di rilievi votivi (Ant. Inschr. aus Jugsl., 324-335), che le mostrano con un lattante in braccio. Egualmente a Spodn. Hajdina, nella parte della città chiamata vicus Fortunae (C.I.L., iii, 10875), accanto ad un tempio di Vulcano e di Venere è identificato un tempio della Fortuna. Numerosi sono i monumenti sacri anche ad altre divinità, in particolare a Giove Ottimo Massimo (anche con soprannomi come culminalis, depulsor, praestes, praestitus), il cui tempio probabilmente sarà stato sul castello, e vi sono pure diverse testimonianze del culto degli imperatori. Furono istituite necropoli accanto a tutte le strade e al limite occidentale un cimitero chiuso con monumenti di soldati in servizio attivo e di veterani. La stele sepolcrale, alta quasi 5 m, di un decurione e duumvir i. d. (Ant. Inschr. aus Jugsl., 389), che nel Medioevo fu adoperata come berlina e fu considerata come insegna della città, si trova dinanzi alla torre della chiesa parrocchiale probabilmente ancora nello stesso posto. Il monumento della prima metà del II sec., riccamente ornato, mostra nella figura principale l'Orfeo musicante sotto gli animali mentre nei piccoli riquadri dei lati stretti sono rappresentate figure bacchiche. Intorno alla torre cittadina è raggruppata una quantità di monumenti per un piccolo museo all'aperto: altari consacrati a Giove Ottimo Massimo, a Serapide, al dio Sole, rilievi di Marte, delle nutrici e di Silvano, blocchi in rilievo con decorazione figurata, ma per lo più pietre tombali, soprattutto stele, accanto alle quali però anche una pietra in rilievo senza incisione con la figura della sella curule dalla tomba di un duumvir i. d. e altri oggetti. Il museo cittadino nell'ex chiostro domenicano contiene, oltre ad una ricca collezione di molteplici piccoli ritrovamenti, in particolare oggetti di terracotta, scarsi resti d'intonaco di parete, ad esempio un pezzo di fregio con. uccelli simili ad aironi dipinti con stile pastoso tra piante acquatiche, e un gran numero di piccoli frammenti di rilievi e di sculture provenienti soprattutto dal secondo mitreo. Nel Lapidarium ci sono resti di architettura (pezzi di cornicioni riccamente ornati e capitelli) di grandi costruzioni pubbliche, una statua acefala con corazza di grandezza superiore a quella naturale, trovata nella Drava, un'ara votiva a Giove Ottimo Massimo per Settimio Severo con figure in rilievo di Giove e Giunone (Ant. Inschr. aus Jugsl., 272) e altri monumenti sacri, ma soprattutto monumenti sepolcrali di forme diverse: blocchi in rilievo con ornamenti figurativi e decorativi di edicole sepolcrali, statuetta di Icaro, pigne e parecchi leoni sepolcrali, stele, nonché urne decorate di pietra per deporvi le ceneri, una speciale forma, preferita a P., di monumento sepolcrale di famiglia. Frammenti di lastre e di pilastri di recinzione paleo-cristiani furono trovati nelle vicinanze della chiesa parrocchiale della città; due candelieri di bronzo dallo stesso luogo (Ant. Inschr. aus Jug., 443, 444) si trovano ora a Vienna nel Kunsthistorisches Museum.
Bibl.: C.I.L., III, p. 510, nn. 4015-4121, p. 1746, nn. 10868-10894, 15184-15186; M. Abramić, Archäolog. Funde in Pettau, in Österr. Jahreshefte, XVII, 1914, suppl., col. 87 ss.; id., Poetovio. Führer durch die Denkmäler der römischen Stadt, Vienna 1925; id., Časopis za zgod. in narod., 28, 1933, p. 137 ss.; A. Conze, Römische Bildwerke einheimischen Fundorts in Österreich, II, Vienna 1875 (Denkschriften d. Philos.-histor. Kl. d. Akad. d. Wiss., vol. XXII); E. Diez, Die Aschenkisten von Poetovio, in Österr. Jahreshefte, XXXVII, 1948, p. 151 ss.; V. Hoffiller-B. Saria, Antike Inschriften aus Jugoslavien, Zagabria 1938, p. 120 ss.; J. Klemenc, Ptujski grad v kasni antiki (Le château de Ptuj à l'époque de la décadence romaine) Lubiana 1950; J. Klemenc-B. Saria, Archaeolog. Karte von Jugoslavien: Foglio Rogatec, Zagabria 1939; B. Saria, in Pauly-Wissowa, XXI, 1952, cc. 1167-1184; A. Schober, Die röm. Grabsteine von Noricum und Pannonien, Vienna 1923; id., Römerzeit in Österreich2, Vienna 1955; I. Mikl, Poetovio, in Das Altertum, 9, 1963, p. 84 ss.