poggiare (poiare)
Nel senso di " appoggiare ", come transitivo, in Vn XIV 4 io poggiai la mia persona... ad una pintura la quale circundava questa magione; pronominale in Pg XXVII 81 [le capre] guardate dal pastor, che 'n su la verga / poggiato s'è e lor di posa serve (circa la variante di posa-poggiato, cfr. Petrocchi, ad l., e Introduzione 212-213; e v. POSA); al participio passato in If XX 25 io piangea, poggiato a un de' rocchi / del duro scoglio.
In questa stessa accezione p. si registra ancora in If XXIX 73-74 Io vidi due sedere a sé poggiati, / com'a scaldar si poggia tegghia a tegghia, cioè " appoggiati l'uno all'altro ", spalla a spalla, come sulla brace o sul fornello due teglie " si appoggiano " l'una all'altra.
Presente anche il significato di " innalzarsi ", " salire ", ovvero " tendere ", " mirare ": Rime C 24 Amor, che sue ragne / ritira in alto pel vento che poggia (" è il provenzale poia, ‛ sale ' ", Contini); Pd VI 115 e 117 quando li disiri poggian quivi, / sì disvïando; pur convien che i raggi / del vero amore in sù poggin men vivi, " allor quando... i desiderj nostri... s'affissano all'onore e fama [v. 114], avviene insieme di necessità che i raggi, le fiamme, del vero amore, che è quel solo che ha riguardo a Dio ... s'innalzino verso Dio medesimo con minore vivezza " (Lombardi).
Ancora nel senso di " salire " si registra una sola volta, in rima, la forma provenzaleggiante poia; cfr. Rime CXIII 10 Non è colpa del sol se l'orba fronte / nol vede quando scende e quando poia, / ma de la condizion malvagia e croia. L'uso dei termini provenzali in rima (provenzalismi sono anche croia e ploia, del successivo v. 12) è, come nota il Contini, " abitudine stilnovistica ", presente, ad esempio (ma cfr. anche s'appoia in Vn XV 5 6) in Lapo Gianni (Novelle grazie) e in Cino (Oimè lasso).