pogrom
Termine russo usato per indicare qualunque azione di distruzione o persecuzione esercitata contro minoranze etniche o religiose. In particolare, con p. si indicano le violente sollevazioni popolari contro le comunità ebraiche avvenute nella Russia zarista, ma anche in altre regioni dell’Europa orientale. In Russia i p., iniziati a partire dal 1881-82, dopo l’attentato allo zar Alessandro II, furono spesso perpetrati con la connivenza delle autorità, sotto la spinta di motivazioni economiche (cancellazioni di debiti non pagati), mascherate da ragioni religiose (vendetta della crocifissione di Cristo). Il ministro V. von Pleve organizzò p. a Kišinëv nel 1903; successivamente, durante la guerra civile, seguita alla rivoluzione bolscevica, grandi p. furono organizzati dagli eserciti «bianchi» del generale A. Denikin nella Russia meridionale, e il fenomeno si estese alla Polonia orientale. Ancora il 4 luglio 1946, nella cittadina polacca di Kielce, 40 ebrei furono massacrati in un p. e molti altri restarono feriti. Tra le conseguenze dei p. vi fu l’emigrazione di ebrei dall’Europa orientale verso la Palestina e gli Stati Uniti d’America.