Poi ch'i' fu', Dante, dal mio natal sito
. Sonetto (Rime CXV) di Cino da Pistoia, responsivo per le rime (abba abba; cde dce) al dantesco Io mi credea del tutto esser partito.
È presente in numerosi manoscritti (il 1289 dell'Universitaria di Bologna, il Palatino 180, il 445 della Capitolare di Verona, il Casanatese 433, ecc.) con quello di D., col quale fu pubblicato nella Giuntina del 1527. Nell'edizione del 1921 il Barbi li pose fra le rime del tempo dell'esilio (Libro VII). La sua proposta di datarli fra il 1303 e il 1306 (anno in cui Cino avrebbe potuto rientrare dall'esilio, cui si allude ai, vv. 1-2) è oggi generalmente accettata.
Cino si difende dall'accusa di volubilità, e quindi di leggerezza in amore, affermando di avere cercato, esule e lontano dall'amata, soltanto un riflesso, nelle altre donne, della bellezza di lei. Il tòpos (cfr. Una giovane donna di Tolosa del Cavalcanti e il petrarchesco Movesi il vecchierel), innalzato a più alta dignità da spunti filosofeggianti, è liricamente avvivato dalla cadenza dolce e patetica, propria del cantore della amoris accensio (VE II II 9). Dall'effusa tonalità elegiaca emergono a tratti punte drammatiche (" Né da le prime braccia dispietate, / onde 'l fermato disperar m'assolve, / son mosso perch' aiuto non aspetti ", vv. 9-11), non lontane da movenze analoghe della lirica dantesca coeva; contrastanti, peraltro, con l'indulgente ironia e la ferma, pacata saggezza del sonetto di proposta, dove D. si rivela piuttosto cantor rectitudinis. Dietro il dialogo dei due poeti si avverte lo sfondo della mesta realtà dell'esilio, in cui il colloquio appare un ritrovarsi, venato di nostalgia, nella coerenza di una storia umana e poetica, contrapposta alla dispersione biografica presente. Cfr., anche per la bibliografia, le voci CINO dA PISTOIA; IO MI CREDEA DEL TUTTO ESSER PARTITO.
Bibl. - Rimatori del Dolce stil novo, a c. di L. Di Benedetto, Bari 1939, 196 (ove sono accettate lezioni testuali diverse); Contini, Rime 202-204; D.A., Rime, a c. di D. Mattalia, Torino 1943, 213; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, II, Oxford 1967, 311, 328; Barbi-Pernicone, Rime 640; Poeti del Dolce stil novo, a c. di M. Marti, Firenze 1969, 744 ss.