Storico e antropologo (Vienna 1886 - Toronto 1964), di origine ungherese. Dopo aver studiato diritto e filosofia a Budapest, si trasferì negli anni Venti a Vienna e nel 1933 in Inghilterra; successivamente ha insegnato alla Columbia University di New York (1947-53). Attraverso un approccio interdisciplinare, che utilizza soprattutto l'antropologia economica e l'economia comparata, ha cercato nelle sue opere di dimostrare il carattere convenzionale e artificioso delle teorie basate sui principî della razionalità economica e sull'utilizzazione di categorie generali. L'indagine di P. si muove tra due poli, società e mercato e, più in generale, tra sistemi sociali dominati da un mercato che si autoregola, e società "primitive" (cioè a livello etnologico) e antiche, in cui l'economia appare completamente ingabbiata nei rapporti sociali. Nelle società del primo tipo l'economia è caratterizzata da fenomeni di "reciprocità" e "redistribuzione" e l'esistenza del commercio non comporta necessariamente quella dei mercati. Suoi scritti: The great transformation (1944; trad. it. 1974); Trade and market in the early empires (1957, in collab. con C. M. Arensberg e H. W. Pearson; trad. it. 1979); Dahomey and the slave trade (post., 1966); Primitive, archaic and modern economies: essays of Karl Polanyi (post., 1968, a cura di G. Dalton; trad. it. 1980); The livelihood of man (post., 1977; trad. it. 1983).