POLEMEO (Πολεμαῖος, Polemaeus)
Ufficiale macedone. Nipote di Antigono Monoftalmo (v.), P. emerse già, forse, negli ultimi anni di Alessandro; nel 320 a. C. doveva, comunque, essere uomo esperto e maturo, se Antigono gli affidò il compito delle trattative con Eumene. Il 315-314, fedelmente secondando la politica della sua casa, estese l'area dell'influenza di Antigono alla Cappadocia e alla Bitinia. Tolse in moglie la figlia del tiranno di Eraclea Pontica e, l'anno dopo, contribuì validamente alla conquista della Caria. Nel 313 ebbe da Antigono il comando delle milizie spedite in Grecia, dove la sua azione fu così vittoriosamente rapida, che gli riuscì di ricacciare Cassandro oltre le Termopile e di guadagnare i porti dell'Eubea e le fortificazioni sull'Euripo. Nel 310, tuttavia, per sottrarsi a quel grado di vassallaggio cui Antigono l'obbligava, si proclamò sovrano autonomo dell'Eubea e delle isole. La sua rivolta, fomentata e sfruttata da Tolomeo, finì malamente. Nel 309, a Cos, il Lagide, infatti, per ingraziarsi a un tempo Antigono e Cassandro, lo fece mettere a morte.
Bibl.: K. J. Beloch, Griech. Gesch., IV, i, Berlino 1925, pp. 123-24, 126-27, 142-43, IV, ii, pp. 133-34; H. Berve, Das Alexanderreich, II, Monaco 1926, pp. 321-22; F. Geyer, in Philologus, LXXXV (1930), pp. 178-182; M. Rostovzeff, in Rev. études anciennes, XXXIII (1931), pp. 22-23.