POLIACIDI
. Con questo nome vengono indicati alcuni acidi ossigenati che hanno un anione complesso costituito da più di una molecola o di un radicale acido. Se gli anioni sono costituiti da radicali identici, si hanno gl'isopoliacidi, quali gli acidi policromici, polimolibdici, polisilicici; se gli anioni sono costituiti da molecole o da radicali differenti, si hanno gli eteropoliacidi, più importanti dei primi e più numerosi.
La tendenza che hanno gli anioni ad associarsi per formare radicali complessi cresce col diminuire della loro elettroaffinità. Così, ad es., gli anioni ClO4′., ClO3′, BrO3′., fortemente elettronegativi, non formano polianioni, mentre PO4‴, SiO4‴′, AsO4‴ dànno origine a poliacidi.
I radicali degl'isopoliacidi si possono ritenere come risultanti da una particolare condensazione di due o più radicali acidi semplici; l'unione può essere rappresentata con schemi differenti a seconda del numero dei radicali che vi partecipano.
Così, ad es., se si suppone che il radicale XO4 di un acido come il solforico o l'arsenico abbia la forma di un tetraedro con gli atomi di ossigeno ai vertici e quello del metalloide zolfo o arsenico al centro e lo si indica graficamente con lo schema ???, i radicali degli acidi H2(S2O7), H4 (Nb2O7), H6(Si2O7), H4(As2O7) risulteranno dall'unione di due di questi tetraedri per un vertice secondo lo schema ??? ??? e avranno un atomo di ossigeno in comune.
Dall'unione di tre radicali semplici si hanno i triacidi, di cui sono noti i sali; ad es., Me2[Cr3O10], Me8[Si3O10].
Si conoscono anche poliacidi costituiti da quattro radicali, come H6[V4O13], H2[Cr4O13], H6[P4O13] e anche da 5, come nei composti K2H7[V5O16], K3H4[V5O16].
Gli eteropoliacidi possono contenere nel loro anione complesso non solamente radicali anionogeni, come, per esempio, l'acido fosfomolibdico H7[P(Mo2O7)6] • xH2O, la cui anidride è formata dalle anidridi dell'acido fosforico P2O5 e dell'acido molibdico MoO3, ma anche radicali acidi e ossidi metallicí insieme, come si verifica, ad es., nei cromomolibdati 3R3O . Cr2O3•12MoO3, il cui anione complesso contiene l'ossido di cromo Cr2O3 e l'anidride dell'acido molibdico MoO3. Gli elementi che, sotto forma di ossido, si uniscono con radicali anionogeni a formare ioni complessi sono H, B, Be, Al, Ti, Zr, Si, Sn, As, Sb, Cr, Mo, W, U, V, I, Te, P, Mn, Fe, Co, Ni, Rh, Os, Ir, Pt.
Eteropoliacidi o sali sono, ad es., i composti seguenti:
Per lungo tempo si ritenne che in questi composti i numerosi radicali si ordinassero l'uno dopo l'altro a catena, come i gruppi CH2 in un idrocarburo; ma la loro grande stabilità e l'esistenza di composti come, ad es., i silicomolibdati R8[Si(Mo2O2)6], nei quali il rapporto fra le due anidridi SiO2 e MoO3 non supera 12, indussero il Miolati a ritenere che l'elemento anionogeno del radicale più elettronegativo, ad es., il fosforo nei fosfomolibdati, o il silicio nei silicomolibdati, costituisse il nucleo centrale attorno al quale vengono coordinati, con valenze secondarie, i radicali dell'acido meno elettronegativo (gruppi Mo2O7 o MoO4), contenuti in maggior numero, per formare così l'anione complesso.
Così, nei silicomolibdati, i gruppi MoO3 si disporrebbero attorno all'atomo di silicio come resti Mo2O7, formando l'anione complesso [Si(Mo2O7)6].
Secondo questa teoria, la maggior parte dei poliacidi si può far derivare da un ipotetico acido acquico H10[H2O6], in cui i due atomi d'idrogeno indicati come H2, tra parentesi quadra, funzionano da nucleo centrale, attorno al quale si dispongono i sei atomi di ossigeno; i dieci atomi d'idrogeno segnati fuori parentesi possono essere sostituiti totalmente o parzialmente da metalli o basi organiche, dando luogo ai polisali. Gli atomi di ossigeno possono essere sostituiti totalmente o parzialmente da radicali, Mo2O7, WO4, W2O7, ecc., e al posto dell'idrogeno centrale si possono sostituire ioni di metalli o metalloidi, come: P‴″, Fe‴, Al‴, Cr‴, Si″″, As‴″, I‴‴′, Te‴‴, ecc.
In questo caso, se lo ione che prende il posto dei due atomi d'idrogeno è trivalente, uno dei dieci atomi d'idrogeno segnato fuori parentesi quadra s'intende come passato a far parte del radicale anionogeno nel nucleo centrale e la formula dell'acido diventa, ad es., H9[Bn‴O6]; se è tetravalente, la formola diventa H8[Si″″O6], e così via.
La valenza dei polianioni sarebbe data, secondo questa teoria, dalla differenza tra la somma delle valenze dei radicali acidi negativi coordinati e la valenza dell'atomo centrale coordinante. Così, ad es., per gl'idrogenovolframati essa sarebbe (6 × 2) − 2 = 10, per l'acido fosfomolibdico: (6 × 2) − 5 = 7, per i ferrimolibdati: 6 × 2 − 3 − 9 e così via.
Ai complessi degli acidi molibdico e volframico con gli acidi fosforico, silicico o con lo zirconio e il torio o con l'acqua, spetterebbero così le formule:
Questi ultimi vengono chiamati comunemente metavolframati, ma si possono ritenere quali complessi dell'acido volframico con l'acqua; l'analogia di comportamento chimico che essi hanno con i dodecavolframati del silicio e del fosforo sopra scritti fa attribuire loro anche analoga formula chimica.
Se gli atomi di ossigeno vengono sostituiti da gruppi MoO4 e WO4, si hanno altri radicali complessi detti esamolibdici o volframici, a cui appartengono anche i paramolibdati e i paravolframati; esempio:
La teoria della costituzione di questi acidi complessi trova conferma nel fatto che si possono preparare sali neutri, in cui cioè tutti gli atomi d'idrogeno sono sostituiti con le basi, come la guanidina, e talvolta anche col bario o col mercurio. Così si dimostra che l'acido fosfomolibdico è eptavalente, perché con la guanidina forma il sale (CN3H5•H)7 [P (Mo2O7)6]. Però, non sempre si riesce a preparare i sali neutri, mentre più comuni sono i fosfomolibdati acidi: a questi appartiene il fosfomolibdato d'ammonio (NH4)3. H4[P(Mo2O7)4]•4H2O che ha importanza analitica. Questi composti si ottengono tutti da soluzione acquosa più o meno fortemente acida; in ambiente alcalino non sono stabili. L'acidità, che deve avere la soluzione perché si possano preparare, dipende dalle proprietà dei singoli costituenti.
Gli eteropolianioni subiscono molto facilmente l'idrolisi: in molti casi l'acqua stessa li idrolizza e si formano composti in cui un radicale acido è sostituito da un ossidrile, come si verifica, ad es., per il composto
Si conoscono inoltre composti del tipo:
e la teoria spiega anche l'esistenza di sali in cui due nuclei complessi vengono riuniti fra loro mediante un radicale o mediante ossigeno, formando un anione polinucleare del tipo
Sull'esistenza di questi polianioni in soluzione sono stati mossi forti dubbî, fondati sul fatto che non sempre riesce possibile preparare i sali veutri. Copaux scrive la formula dell'acido fosfomolibdico a questo modo: H3 • H4[P (Mo2O7)6], volendo con ciò indicare che gli atomi d'idrogeno non sono tutti egualmente salificabili: alcuni di essi presentano una basicità "normale", in quanto è quella che di solito è soddisfatta, e altri una basicità cosiddetta "anormale", soddisfatta solo in condizioni particolari.
Altro dubbio riguarda la reale esistenza di radicali Mo2O7, e W2O7, come gruppi costituenti l'anione complesso; ove però si osservi che nelle soluzioni acide dei cromati esistono gruppi Cr2O7, e che i poliacidi e sali si formano solo in mezzo acido, non sembra sufficiente l'obiezione per mettere in dubbio l'esistenza di questi complessi.
Secondo Jander, l'acido fosfomolibdico non sarebbe un complesso del tipo sopra indicato, ma risulterebbe, invece, dalla semplice unione di uno ione fosforico H2PO4- con dne radicali esamolibdici H3Mo6O21-3, esistenti questi nelle soluzioni acide dei molibdati. La sua formazione avverrebbe secondo lo schema:
In maniera analoga si spiegherebbe la formazione dell'acido telluri molibdico, H6[Te(MoO4)6]•xH2O, che risulterebbe dall'unione di un radicale dell'acido tellurico (H3TeO6)3 con un radicale esamolibdico.
La discussione intorno alle diverse ipotesi non è ancora chiusa; ma l'esame röntgenografico permette già di stabilire che l'anione di alcuni di questi poliacidi è del tipo degli ioni complessi piuttosto che dei composti doppî propriamente detti.
In base ai lavori del Keggin, all'acido fosfovolframico spetta la formula H3[P(W3O10)4], che si può far derivare dall'acido fosforico H3PO4, ove si sostituiscano gli atomi di ossigeno con radicali W3O10. La struttura è rappresentata nella figura.
La struttura è quella di un cubo con l'atomo di fosforo al centro. Attorno ad esso sono disposti a tetraedro 4 dei 40 atomi di ossigeno. Gli altri atomi di ossigeno sono distribuiti in modo che ogni atomo di volframio è circondato da 6 atomi di ossigeno, disposti a ottaedro. Questi ottaedri hanno in comune fra loro alcuni lati e angoli, e formano un involucro a simmetria tetraedrica, in quanto essi si possono ritenere come raggruppati a tre a tre per formare quattro gruppi (W3 O10); ognuno di questi occupa il vertice di un grande tetraedro, al centro del quale sta un atomo di fosforo.
Anche gli acidi silico-, boro-, idrogeno-volframici hanno una struttura analoga, il che spiega l'isomorfismo cristallografico di questi composti e conferma il fatto che gli ioni PV, BIIII, SiIV e i due atomi d'idrogeno H2 funzionano da nucleo centrale del complesso.
Con questa struttura, che conferma parzialmente le vedute di Miolati, Rosenheim, Copaux, si spiegano molte proprietà: la carica negativa dipende dall'atomo centrale ed è tre per il fosforo, quattro per il silicio, cinque per il boro. Le formule degli acidi si possono perciò scrivere rispettivamente: H3[PV(W3O10)4], H4[Si(W3O10)4], H5[B(W3O10)4].
Siccome però si conoscono fosfo-, boro- e silico- volframati quali 4R2O•SiO2•12WO3; 9R2O•B2O3•24WO3; 7R2O•P2O5•24WO3, la cui esistenza faceva assegnare agli acidi corrispondenti le formule H5[Si(W2O7)6], H9[B (W2O7)6], H7[P (W2O7)6], si ritiene o che gli acidi possano esistere in una seconda forma a basicità più elevata, o che per lo meno in questi sali la struttura del radicale acido sia del tipo [X(Y2O7)6] avente l'atomo anionogeno X al centro d'un ottaedro con i vertici occupati da gruppi Y2O7.
Dalla struttura risulta inoltre che la carica elettrica negativa è distribuita sull'involucro esterno degli atomi di ossigeno; data la grandezza di detto involucro, la densità superficiale della carica è piccola e quindi piccola anche l'elettroaffinità degli acidi corrispondenti.