Vedi POLIBIO dell'anno: 1965 - 1996
POLIBIO (v. vol. VI, p. 265)
La cronologia della stele di Kleitor con l'immagine di P. negli anni successivi al 146 a.C. è stata più volte ripetuta (Bieber, 1961; Richter, 1965; Bol, Eckstein, 1975; Dörig, 1984; Richter, Smith, 1984; Stewart, 1990) senza che siano state approfondite le osservazioni che avevano inizialmente suggerito a F. Studnickza la datazione al 169.
Le parole di Pausania a proposito delle stele (perdute) di Megalopoli e di Lykosoura, rivelano che queste erano state apposte negli anni dell'attività mediatrice di P., dopo la distruzione di Corinto, quando il protagonista era sulla sessantina, ma non implicano l'estensione dello stesso carattere ai monumenti ricordati dal Periegeta a Pallanzio, Mantinea e Tegea.
In particolare nei calchi dal marmo (ormai danneggiato) di Kleitor, il corpo è magro e giovanile, il viso imberbe, la capigliatura a folti ricci. La fronte è corrugata nell'intonazione eroica del ritratto, ma priva di segni che rivelino una persona anziana, come si vorrebbe (Boi, Eckstein, 1975). Infine la vistosa panoplia ellenica non è compatibile con la missione di pace per cui P. fu esaltato nei suoi anni più avanzati, né con la smilitarizzazione della Lega Achea.
La stele appare effettivamente dedicata al figlio di Licorta nel 169 quando fu eletto ipparco, la carica più importante dopo quella del padre, stratego della Lega Achea: l'andamento della corta clamide ricorda il drappeggio dell'ipparco ateniese Euphron in un rilievo onorario del Museo Nazionale di Atene; sul pomo dell'elsa nella spada di P. fu vista, al momento della scoperta (e riprodotta nel calco), l'immagine a rilievo di un cavaliere al galoppo con la destra alzata in segno di comando; il grosso puntale inferiore della lancia (σαυρωτήρ) caratterizzava l'asta dei cavalieri achei (Pol., XI, 18), e il gesto con cui P. abbraccia l'arma ricorda l'esaltazione che egli ne fa in una pagina di crudele evidenza militare: «è molto sicura ed efficace al primo urto, perché solida e rigida, e anche il colpo dato col puntale inferiore, ad asta rovesciata, è potente e preciso» (Pol., VI, 25, 6).
Con la datazione al 169 saremmo alla vigilia dello scontro di Roma con Perseo, visivamente documentato nel 168 dal fregio di Delfi (v. vol. III, p. 54, fig. 57, s.v. Delfi), dove non sfugge l'identità di forma dell'elmo attico portato da un combattente con il casco riprodotto nella stele arcade, né l'analogia di struttura tra il volto di P. e quello del vincitore di Pidna (v. paolo, lucio emilio).
Il protagonista del rilievo di Kleitor sta nel gesto di adorazione e preghiera del c.d. Arringatore al Museo Archeologico di Firenze, databile nel primo quarto del II sec., anch'esso dono votivo alla divinità e insieme monumento onorario per il personaggio raffigurato (v. etrusca, arte). Linee parallele e incroci reggono ogni elemento della stele in una trama sintetizzata da grandi cerchi, l'uno esplicito nello scudo, l'altro accennato dal braccio sinistro e dal contiguo rotolo di stoffa. Da qui il sollevamento dell'arto destro prende slancio, risolvendo la classica impostazione in un'apertura degna delle composizioni di Damophon (v.), interprete delle iniziative artistiche di Licorta nel Peloponneso.
Bibl.: M. Bieber, The Sculpture of the Hellenistic Age, New York 19612, pp. 161-162, fig. 691; G. M. A. Richter, The Portraits of the Greeks, II, Londra 1965, pp. 247-248, figg. 1673-1674; P. C. Bol, F. Eckstein, Die Polybios-Stele in Kleitor, Arkadien, in AntPl, XV, 1975, pp. 83-94, tavv. XL, XLI; J. Dörig, Tonformen aus Tarent. Bemerkungen zum Verhältnis der Kleinkust zur Grossplastik, in Alessandria e il mondo ellenistico-romano. Studi in onore di Achille Adriani, III, Roma 1984, p. 684, tav. CV, 5-6; G. M. A. Richter, The Portraits of the Greeks Abridged and Revised by R.R.R. Smith, Oxford 1984, pp. 186-187, fig. 148; A. Milchhöfer, Polybios, in K. Fittschen (ed.), Griechische Porträts, Darmstadt 1988, pp. 58-60, tavv. CXLVI-CXLVII; A. Stewart, Greek Sculpture, New Haven-Londra 1990, p. 322; P. Moreno, Scultura ellenistica, II, Roma I994, pp. 515-519, figg. 640-641. - Stele di Euphron, Atene, Museo Nazionale Archeologico: G. Lippold, Griechische Plastik, Monaco 1950, pp. 265, nota 5, 276, nota 9, tav. XCIV, 4; S. Karouzou, Musée Archéologique National. Collection des sculptures, Atene 1968, p. 131, inv. n. 1482. - Damophon: P. Theme- lis, Damophon von Messene. Sein Werk im Lichte der neuen Ausgrabungen, in AntK, XXXVI, 1993, pp. 24-40; id., Ο Δαμωφων και η δραστηριότητα του στην Αρκαδία, in Ο. Palagia, W. Coulson (ed.), Sculpture from Arcadia and Laconia, Athens 1992, Oxford 1993, pp. 99-109 (pretesa cronologia dello scultore entro il 190, che impedirebbe l'attribuzione della stele di Kleitor); P. Moreno, op. cit., I, pp. 505-514, figg. 628-633, 635-637, 639, note 812 e 814 (regesto degli studi e revisione dei dati numismatici dell'iscrizione di Messene in onore di Damophon, con la riconferma dell'attività dell'artista per la lega Achea tra 183 e 168).