policrisi
(poli-crisi), s. f. inv. Crisi che coinvolge più aspetti o questioni.
• In un’Europa che zoppica come il suo Presidente («ho la sciatica», ha detto ieri Jean-Claude Juncker, paragonando la sua andatura a quella dell’Unione), la questione immigrazione resta al primo posto nella classifica dei problemi da risolvere. Non è l’unico, tanto che il capo della Commissione ha parlato di «policrisi». (Marco Bresolin, Secolo XIX, 23 settembre 2016, p. 2, Primo piano) • «Ha ragione il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, quando parla di “policrisi”: una crisi della Ue su più fronti. La storia dell’integrazione europea non è una linea dritta e un processo rapido, ma mai finora c’erano stati passi indietro. La Brexit è il primo vero precedente. È venuto a mancare, come ammesso da Bruxelles e dagli Stati membri, un legame adeguato tra le istituzioni, i governi e i cittadini» (Vladimir Chizhov intervistato da Francesca Basso, Corriere della sera, 25 marzo 2017, p. 9, Primo piano) • Politici e scrittori individuano una «poli-crisi» costante del progetto europeo, e la necessità di rispondervi con urgenza, ma analizzando in dettaglio le loro proposte di riforma si scopre che sono necessariamente complesse, con soluzioni singole per ambiti specifici mirate ai problemi dell’Eurozona, dell’area di Schengen, al deficit democratico, alla tutela sociale e così via. (Timothy Garton Ash, trad. di Emilia Benghi, Repubblica, 19 dicembre 2017, p. 33, Commenti).
- Composto dal confisso poli- aggiunto al s. f. inv. crisi.