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polifagia

Dizionario di Medicina (2010)
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polifagia


Ingestione di una sproporzionata quantità di cibo (detta anche iperfagia) connessa a turbe dei meccanismi fisiologici che contribuiscono a regolare l’appetito; può essere sintomo di un disturbo del comportamento alimentare, o di altre malattie psichiche, oppure essere indotta da farmaci o da malattie organiche.

Eziopatogenesi

Lesioni organiche e sindromi disfunzionali dell’ipotalamo provocano alterazioni neuroendocrine che coinvolgono i centri della fame; lo stesso fanno una patologia corticale, sia frontale che temporale, e la demenza. L’ipertiroidismo, per aumento del metabolismo a causa dell’attivazione simpatica in eccesso, insieme all’agitazione psichica è accompagnato da p., con o senza aumento ponderale. I corticosteroidi endogeni in eccesso, o esogeni, agiscono sui centri della fame direttamente o tramite la mediazione di sostanze ipotalamiche. Il diabete mellito è accompagnato molte volte (ma raramente se è scompensato) da p. connessa a un eccesso di stimolo insulinico e a ipoglicemia transitoria. Anche l’instabilità glicemica del diabetico non controllato causa p. con lo stesso meccanismo. Sindromi psichiche, non strettamente afferenti ai disturbi del comportamento alimentare, si manifestano con p.: demenza, mania, depressione, stati d’ansia. I farmaci neurolettici possono indurre p. incontrollata, anche mediata da iperinsulinemia. Una p. può essere effetto collaterale di terapia con corticosteroidi, anabolizzanti, o per sovradosaggio di vitamine del gruppo B.

Sintomatologia

Non sempre la p. è per tutti i cibi e in qualsiasi circostanza: come accennato, può dipendere da ipoglicemia transitoria, e in questo caso è intermittente; la p. per i glicidi è sia del diabetico che dello psicotico; quella della tireotossicosi è mista, ma ricerca proteine per ovviare inconsciamente al catabolismo proteico e all’astenia. La p. dell’obeso ipotalamico è incontrollata, a qualsiasi orario e per qualsiasi cibo. Nelle demenze non vi è discernimento sulla qualità del cibo, e la p. è accompagnata all’ingestione di sostanze non commestibili.

Terapia

I diversi meccanismi patogenetici impongono la rimozione dei fattori causali, quando possibile, spec. di quelli endocrini (un monitoraggio glicemico e insulinemico anzitutto). Per la p. talamica e psichica non esistono farmaci specifici, sebbene gli antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina diano in molti casi eccellenti risultati (sono escluse le demenze e le manie).

Vedi anche
iperoressia Precoce insorgenza del senso di sazietà seguito da rapida ricomparsa del bisogno di mangiare, come per es. nei soggetti sottoposti a resezione gastrica, in alcuni ulcerosi ecc. neurolettico Psicofarmaco, adottato essenzialmente nella farmacoterapia delle psicosi, che ha la proprietà di abbassare il tono mentale ed emotivo e differisce dai sedativi classici perché non provoca obnubilamento della coscienza. I farmaci neurotimolettici hanno azione sia neurolettico sia timolettica (antidepressiva). ... obesità obesità Patologia cronica multifattoriale caratterizzata dall’aumento della massa grassa a cui si associa un significativo aumento di morbilità (diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa, patologie osteoarticolari ecc.) e mortalità. I numeri relativi alle dimensioni ... psicosi Termine che designa la malattia mentale propriamente detta; spesso è usato con un aggettivo che ne specifica la natura, l’eziologia o l’elemento dominante: per es., psicosi sintomatica, psicosi luetica, psicosi maniaco-depressiva ecc. ● Dal punto di vista psichiatrico la psicosi è una condizione patologica ...
Vocabolario
polifagìa
polifagia polifagìa s. f. [comp. di poli- e -fagia; nel sign. 3, dal gr. πολυϕαγία «voracità»]. – 1. In senso ampio, alimentazione basata sull’uso di parecchi e svariati alimenti (in contrapp. a monofagia). 2. In biologia, la condizione...
polifagismo
polifagismo s. m. [der. di polifago]. – In biologia, lo stesso che polifagia, nel sign. 2.
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