POLIFONIA (dal gr. πολύς "molto" e ϕωνή "suono")
Come è già indicato dall'etimologia, questo termine corrisponde all'unione di più voci (umane o strumentali) in concerto. Mancano notizie d'usi polifonici veri e proprî nell'arte antica e medievale fino al sec. VIII all'incirca, l'eterofonia greca riducendosi ad un raddoppio più o meno variato da ornamentazioni. Difficile è invece l'escludere la pratica polifonica dall'arte popolare di quelle remote civiltà, quantunque ne manchino testimonianze.
Dal sec. VIII in poi s'inizia il movimento polifonico nel seno del canto liturgico romano, e attraverso varie fasi: organum, diafonia, discanto, ecc., esso giunge alla relativa libertà della scrittura cosiddetta contrappuntistica, che - egemonica nell'arte aulica fino a tutto il sec. XVI - finisce col permeare dei nuovi moti, variamente ripresi, l'intera scrittura musicale dei tempi moderni, in effetto del suo giuoco dialettico con i moti di natura monodica. Nell'accezione più lata del termine rientra del resto, oltre la pratica contrappuntistica (e cioè oltre la polifonia in senso orizzontale), anche l'armonica (e cioè quella in senso verticale, per accordi). Oggi però per musica polifonica s'intende di solito la contrappuntistica.
V. armonia; contrappunto; coro; musica: Lineamenti storici dell'arte musicale.