POLIOCHNI
Città preistorica che si trova sulla riva del mare, nella piccola baia di Vroskopo sulla costa E dell'isola di Lemno (v.) presso l'attuale Kaminia. Scoperta dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene nel 1930, vi sono stati condotti scavi fino al 1936 sotto la direzione di A. Della Seta e poi nuovamente dal 1951.
Gli scavi hanno ormai posto in luce oltre metà della superficie della collina che costituisce un vero tell, formato dalla sovrapposizione di resti archeologici per uno spessore di oltre nove metri, ed hanno permesso di riconoscere i lineamenti della topografia urbana e il suo sviluppo attraverso tutta la prima Età del Bronzo, mentre gli strati più recenti (media e tarda Età del Bronzo) sono stati quasi completamente asportati dall'erosione. Dal punto di vista culturale P. è intimamente collegata con Troia, assai più che con Thermi di Mitilene. Ma, nelle fasi corrispondenti a Troia I e II, P. è assai più vasta che la stessa Troia e non inferiore ad essa per civiltà e ricchezza. Rientra dunque in quella precocissima Età del Bronzo anatolica, che sta probabilmente all'origine di tutta l'Età del Bronzo europea. Ma intrattiene anche contatti con il Cicladico e con l'Elladico della Grecia continentale.
Sorta in età alquanto più antica di Troia, come villaggio di capanne ovali (Poliochni I) più volte ricostruito (gli scavi 1953 e 1956 hanno messo in luce ben sette strati di capanne), si trasforma molto presto in un vero centro urbano con case a mègaron, con una grandiosa cinta di mura inglobante ampi magazzini, forse pubblici granai ecc. (Poliochni III = fasi iniziali di Troia I).
Mentre nel periodo I non è finora attestato il metallo, nel periodo II esso è già lavorato con tecniche complesse come quella a forma perduta. Nelle ceramiche di impasto nero, lucido è tipica soprattutto la fruttiera ad alto piede tubolare.
È possibile seguire l'evoluzione successiva sia attraverso le numerose ricostruzioni edilizie, sia attraverso i cambiamenti nei tipi delle ceramiche (evidentissima soprattutto l'evoluzione del tipo della fruttiera) determinati dall'intensificarsi dei rapporti con le Cicladi e col Protoelladico. Durante Poliochni III (= fasi medie di Troia I) e Poliochni IV (= fine Troia I - inizio Troia II) la città si estende con nuovi quartieri sul pendio occidentale della collina e costruisce una nuova cinta di mura. A Poliochni IV finale appartiene un ripostiglio di bronzi, trovato nelle rovine di una grande casa a mègaron e a molti ambienti, comprendente asce piatte e a cannone, lance, pugnali, punteruoli ecc. Poliochni V (= fasi evolute di Troia II) è la meglio conosciuta, perché ad essa appartiene lo strato che forma ora la superficie di tutta la sommità della collina. Essa presenta una successione di grandi case con mègaron centrale fiancheggiato da numerosi ambienti e prospettante verso S su un cortile lastricato, allineate ai margini di una grande arteria principale che attraversa longitudinalmente in senso N-S tutta la città congiungendo fra loro due ampie piazze, ciascuna fornita di un pozzo pubblico e che, volgendo verso O, esce poi alla campagna. I singoli isolati sono separati da stretti vicoli tortuosi. Poliochni V è stata certo distrutta da un terremoto, forse lo stesso a cui si deve la distruzione di Troia II g. Dallo strato di distruzione insieme a numerosissime ceramiche proviene un ricchissimo ripostiglio di oreficerie, inferiore solo al Grande Tesoro di Troia. Nessuna traccia resta delle fasi corrispondenti a Troia III e IV, ma è stato ritrovato un piccolo lembo di deposito appartenente invece all'età di Troia V. Solo il riempimento di uno dei pozzi attesta la continuazione della vita forse fino alle soglie del Miceneo (XVI sec. a. C.).
Bibl.: È in massima parte costituita da informazioni di notiziarï archeologici: Arch. Anz., 1932, p. 166; 1933, p. 245; 1934, p. 181; 1935, p. 234; 1936, p. 154; 1937, p. 167; Journ. Hell. Stud., LII, 1932, p. 250; LIV, 1934, p. 196; LV, 1935, p. 163; LVII, 1937, p. 134; Bull. Corr. Hell., LV, 1931, p. 196; LV, 1935, p. 163; LVII, 1937, p. 134; Bull. Corr. Hell., LV, 1931, p. 504; LVII, 1933, p. 288; LVII, 1934, p. 263; LIX, 1935, p. 297; LX, 1936, p. 482; Am. Journ. Arch., LVI, 1952, p. 127; LVII, 1953, p. 286; LVIII, 1954, p. 238; Boll. d'Arte, 1953, p. 339 ss.; Ann. Atene, XIII-XIV, 1930-31, p. 501 ss.; XV-XVI, 1932-33, pp. 315-336; XXXIII-XXIV, 1955-56, pp. 302-303 e tav. V; Fasti Arch., VI, 1951, n. 1906; A. Della Seta, in Bull. Périodique de l'Office des Instituts d'Archéologie et d'Histoire de l'Art, 4 luglio 1935, pp. 23-34; L. Bernabò-Brea, in Proceedings of the Prehistoric Society, XXI, 1955, pp. 144-155 e pl. XI-XVII; id., in Illustr. London News, 3 Agosto 1957; id., ibid., 18 Aprile 1959; e soprattutto: Id., in Boll. d'Arte, 1958.