polioencefalite
Affezione infiammatoria della sostanza grigia dell’encefalo. Il termine è usato di preferenza, rispetto a encefalite, per le malattie che colpiscono i distretti tronco-encefalici (nuclei, sostanza grigia centrale, sostanza reticolare). Le forme cliniche più frequenti sono la p. superiore acuta emorragica (o di Wernicke) e la p. inferiore acuta (o paralisi bulbare acuta). La prima è una malattia a carattere emorragico, caratterizzata dal punto di vista anatomopatologico da emorragie puntiformi multiple, con sede elettiva nella sostanza grigia che circonda l’acquedotto di Silvio; è determinata da intossicazioni (alcolismo cronico) e da infezioni da virus influenzale, da poliomielite (➔), da altri virus che provocano encefalite. I sintomi esordiscono con cefalea, vomito, vertigini, rigidità nucale e lieve rialzo termico; dopo alcuni giorni compaiono sintomi legati alla compromissione progressiva dei nuclei dei nervi cranici: paralisi oculare, di solito bilaterale, con strabismo e diplopia. Spesso si associano disturbi della deglutizione e della masticazione e afonia, nella maggior parte dei casi compaiono anche atassia e movimenti involontari; il decorso è acuto e rapido. Rarissimamente questa p. guarisce (comunque i disturbi oculari rimangono) e non è sensibile ad alcuna terapia specifica. La p. inferiore acuta è dovuta alla lesione bilaterale dei nuclei motori e delle vie motrici e sensitive situate nel bulbo e nel ponte; i fattori eziologici sono gli stessi della p. superiore e, in più, difterite e scarlattina. La sintomatologia è caratterizzata da paralisi di labbra, lingua, faringe e laringe, da disturbi respiratori e vasomotori per compromissione del nervo vago; il decorso è rapido e spesso porta a morte.