politica monetaria non convenzionale
polìtica monetària non convenzionale locuz. sost. f. – Espressione coniata per indicare l’insieme di politiche urgenti e fuori dal comune attuate dalle autorità monetarie a seguito della crisi finanziaria del 2007 e della crisi del debito sovrano dei paesi della zona euro nel 2011-12. Prima del manifestarsi di questi episodi di crisi, in molti paesi le politiche monetarie venivano condotte in base ad alcuni criteri (noti come regole di Taylor) in base ai quali la banca centrale avrebbe variato il tasso di interesse nominale in risposta ai movimenti del tasso d'inflazione e del PIL rispetto a un target inflazionistico stabilito. L’avvento della crisi finanziaria, la più grave degli ultimi 80 anni, ha portato le autorità monetarie di numerosi paesi a non ritenere più adeguata l’adozione dei criteri tradizionali di conduzione della politica monetaria, spingendole ad adottare misure straordinarie, note per l’appunto come politica monetaria non convenzionale, per frenare le crisi di liquidità delle banche, che stavano cadendo verso situazioni di insolvenza. Più in particolare, le misure di alleggerimento quantitativo (v. ) adottate dalla Federal reserve statunitense hanno consentito di immettere nel mercato massicce dosi di liquidità tramite operazioni di acquisto sul mercato aperto di titoli di Stato. Oltre a supportare il mercato interbancario, queste operazioni hanno avuto l’effetto di abbassare i tassi d’interesse favorendo l’immissione di liquidità. La Federal reserve ha anche allargato la piattaforma dei possibili beni presi in garanzia a fronte dei prestiti richiesti dalle banche private alla banca centrale, operazione che ha ulteriormente facilitato il flusso diretto di liquidità alle banche. Anche la Banca centrale europea (BCE), pur non attuando politiche esplicite di alleggerimento quantitativo, a partire dal 2010 ha adottato misure straordinarie, dopo che l’accentuata disomogeneità delle condizioni monetarie nella zona euro dovuta all’acuirsi della crisi del debito sovrano aveva reso inefficace la politica monetaria tradizionale nei paesi maggiormente colpiti dalla crisi (v. PIIGS). In particolare, nel maggio del 2010 è stato introdotto il Programma per il mercato dei titoli finanziari (Securities markets programme, SMP) con l’obiettivo di correggere le gravi disfunzioni del mercato dei titoli del debito in diversi paesi della zona euro e salvaguardare l’efficacia e l’uniformità della trasmissione della politica monetaria. Nel 2010 è stato avviato un nuovo programma di acquisto di obbligazioni garantite (Covered bond purchase programme, CBPP), rilanciato anche nel 2011 (CBPP2) al fine di alleggerire le condizioni di finanziamento per banche e imprese e incoraggiare l’erogazione di credito da parte delle banche. All’inizio di dicembre del 2011 e a febbraio del 2012, sotto la presidenza della BCE di Mario Draghi, sono state attuate due operazioni di rifinanziamento delle banche (Longer term refinancing operation, LTRO), della durata eccezionalmente lunga di tre anni (rispetto ai più convenzionali termini di tre mesi o di un anno che caratterizzano operazioni analoghe), che hanno permesso di iniettare liquidità nel sistema della zona euro per oltre 1000 miliardi di euro, scongiurando il rischio di una crisi sistemica che si stava profilando in quel periodo. Nel settembre del 2012, infine, il Consiglio direttivo della BCE ha stabilito le modalità di attuazione delle Outright monetary transactions (v. OMT), attraverso le quali la BCE si impegna ad acquistare titoli di stato sul mercato secondario senza vincoli quantitativi e di durata ex ante.