POLLACHIURIA (dal gr. πολλάκις "spesso" e οὖρον "urina")
È la frequenza, or più or meno aumentata, talvolta anche continua, del bisogno d'urinare, tenendo presente che in condizioni normali durante il giorno il bisogno si fa sentire, a seconda delle abitudini individuali, all'incirca ogni 4-5 ore, in rapporto all'ingestione di liquidi, ai pasti, agli esercizî corporei, mentre di notte il bisogno di mingere, normalmente, non si fa sentire.
Spesso la pollachiuria s'accompagna a un bisogno impellente d'urinare, sì che l'urina fuoriesce involontariamente se i malati non possono soddisfare immediatamente al loro bisogno (falsa incontinenza); e spesso coesistono dolori vescicali o contrazioni dolorose, dovute allo sforzo che i malati fanno per tentar di svuotare un contenuto vescicale ridotto a poche gocce o addirittura nullo. Si ha pollachiuria notturna nei dispeptici (nelle prime ore della notte) e nei prostatici (verso le 1-2 del mattino). La diurna si può palesare senza causa apparente negli stati neuralgici, nevritici o nevropatici della vescica, ovvero in rapporto a movimenti (calcoli vescicali o renali, ipersensibilità del collo vescicale), ai pasti (nei dispeptici o glicosurici), alla stazione eretta (nelle donne con tumore dell'utero o con prolasso genitale e s'accompagna allora a un certo grado d'incontinenza); la pollachiuria diurna e notturna insieme si riscontra in affezioni diverse, siano esse accompagnate o non da piuria (fra le prime, le cistiti, le pielonefriti, la prostatite e l'uretrite posteriore; fra le seconde, l'ipertrofia e i neoplasmi della prostata, i tumori vescicali, certe nefropatie, fra cui specialmente il morbo di Bright, la tubercolosi renale, ecc.). Crisi di pollachiuria si hanno nel passaggio di piccoli calcoli per l'uretere o nell'evacuazione d'una sacca d'idronefrosi.